CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 9 giugno 2011

Approdi



Ogni viaggio sul mare presuppone una riva; c'e' sempre un'attesa nel prendere il largo che alimenta un ardore, che da' senso all'andare, che ha bisogno di un fine. Nell'approdo c'e' sempre qualcosa che muore se si arriva dal mare. Ma se noi lo guardiamo a rovescio quell'approdo diventa un inizio ed e' la' che cominciano i sogni, sulle terre protese sul mare, siano porti o riviere deserte e selvagge, sono fatti per offrire avventure. C'e' una cosa del mare, una sola, di cui non potrei fare a meno: le sue terre. Che non sono precisamente terra. Isole e spiagge sono l'effimero e incerto confine tra due complementi dove l'uno si confonde nell'altro; il mio habitat e' la'. Sono figlia di isole che mi hanno insegnato le spiagge, e su esse dispiego me stessa come nuvole al vento. Ogni ansia svanisce in un'orma lasciata e io affioro e rinasco a ogni passo, a ogni scoglio. Ogni spiaggia e' una tregua di terra nella lotta col mare, un regalo del mare che si arrende alla terra. Penso sempre che, in fondo, quel lembo di sabbia e' per noi: la porzione di mare che ci e' dato tenere. Sulla spiaggia c'e', non so come dire, un po' del segreto messaggio del mare. Mi sembra ogni volta guardando la riva che il fondale del mare si trasformi in riviera. Traduce nel vento un antico alfabeto, ed io leggo sfogliando tra relitti e conchiglie senza punti ne' a capo, e mi perdo nei segni rimasti di un mondo perduto; e se mi viene di parlare, riesco a coniugare i verbi solo all'infinito. Su isole e spiagge che sono sempre un po' terre di nessuno, mi sembra di sfiorare il margine di quei momenti della vita che non appartengono neppure all'ordinario: il luogo dove gli assoluti sono contingenti, la sporadicita' e' durevole, le mobilita' stanziali, le verita' equivocabili, le certezze insicure, le ambiguita' trasparenti, le trascendenze immanenti. Sono gli effetti speciali delle terre del mare, paesi stranieri e mutanti che non hanno bandiere. Se mi specchio sull'acqua rassomiglio ad un'isola; vedo i contorni sfumati sulla terra gigante di uno sfondo marino: ho rive di sabbia abbagliante, impervie scogliere e coralli affioranti; ho lagune di calme apparenti, correnti contrarie e rifugi nascosti. E' un'isola persa nel deserto del mare; non c'e' sulle carte e non ha coordinate se non quelle del sole. Quando cammino sulla riva di un mare potrei proseguire per ore ed e' l'unico caso in cui non penso a un altrove. Io abito la', sulla spiaggia interiore del mondo; sui miei passi che non lasciano segni mi concedo effusioni col respiro del mare. E' un affanno leggero di carezze e parole, che mi prende per mano e che non so raccontare.

(Valeria Serra, Le parole del mare)

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