CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 12 luglio 2011

L'istante



ODISSEO: Sei tu la signora, che parli?
CALIPSO: Temo il risveglio, come tu temi la morte. Ecco, prima ero morta, ora lo so. Non restava di me su quest'isola che la voce del mare e del vento. Oh non era un patire. Dormivo. Ma da quando sei giunto hai portato un'altr'isola in te.
ODISSEO: Da troppo tempo la cerco. Tu non sai quel che sia avvistare una terra e socchiudere gli occhi ogni volta per illudersi. Io non posso accettare e tacere.
CALIPSO: Epppure, Odisseo, voi uomini dite che ritrovare quel che si e' perduto e' sempre un male. Il passato non torna. Non regge all'andar del tempo. Tu che hai visto l'Oceano, i mostri e l'Eliso, potrai ancora riconoscere le case, le tue case?
ODISSEO: Tu stessa hai detto che porto l'isola in me.
CALIPSO: Oh mutata, perduta, un silenzio. L'eco di un mare tra gli scogli o un po' di fumo. Con te nessuno potra' condividerla. Le case saranno come il viso di un vecchio. Le tue parole avranno un senso altro dal loro. Sarai piu' solo che nel mare.
ODISSEO: Sapro' almeno che devo fermarmi.
CALIPSO: Non vale la pena, Odisseo. Chi non si ferma adess, subito, non si ferma mai piu'. Quello che fai, lo farai sempre. Devi rompere una volta il destino, devi uscire di strada, e lasciarti affondare nel tempo...
ODISSEO: Non sono immortale.
CALIPSO: Lo sarai se mi ascolti. Che cos'e' vita eterna se non questo accettare l'istante che viene e l'istante che va? L'ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos'e' stato finora il tuo errare inquieto?
ODISSEO: Se lo sapessi avrei gia' smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.
CALIPSO: Dimmi.
ODISSEO: Quello che cerco l'ho nel cuore, come te.

(Cesare Pavese, Dialoghi con Leuco')

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