CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 2 dicembre 2011

Accoglienza iraconda



La luce saliva dal mare, scendeva dal cielo, brillava nell'aria, il mare era quieto e sicuro, solo un tremante margine di spuma sul lido tradiva il suo piacere di vivere. Azzurro e luce volavano sopra la terra. Il mare e il cielo respiravano la luce e calore e ne inondavano il mondo. I miei occhi si riempirono di lacrime tenere. (...) Perche' io sostavo cosi' dentro a quell'ombra del muro, per questo il mare non mi aveva ancora veduto. Allora mi staccai dal muro e uscii all'aperto in mezzo a tutta la luce in faccia al mare. Ed ecco di colpo si oscuro' rabbrividendo il sole e un tremito scosse il mondo come un gran terremoto dell'aria; d'improvviso tutto fu grigio e tempesta intorno a me, ed era spaventevolmente sconvolta la faccia del mare. (...) Anche il cielo era gonfio di nuvole e rabbioso e nero, perche' il cielo non e' che la fronte espressiva del mare. Io fui subito molto contento che il mare mi trattasse in quel modo. S'egli m'avesse accolto con indifferenza, o con una fredda e signorile cortesia come fa con certa gente, oppure - e ora confesso che questa era, fin d'allora della mia partenza sul treno, il mio segreto timore - avesse addirittura finto di non riconoscermi, credo sarei morto dal dispiacere e dall'umiliazione. Invece il mare appena mi ebbe visto si corruccio' e m'aggredi' con urli e minacciosi improperi, perche' mi voleva ancora bene, come lui sa volere quando trova qualcuno che gli va a genio. Percio' il mio cuore si gonfio' di gioia a quell'accoglienza iraconda. Non alzai verso di lui le braccia, per un mio vecchio pudore dei gesti fatti; e nemmeno gli dissi nulla; neppure una parola. Credo che gli sorrisi.


(Massimo Bontempelli, Scritti)

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