CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 7 aprile 2019

Heybeliada - Bosforo - Fenerbahce Marina



Alle 5 del mattino sentiamo della musica ad alto volume. Cerco per un momento di capire da dove possa provenire poi, incuriosito, apro il tambuccio e mi affaccio. Arriva da un cabinato a motore che deve essere giunto da poco. A bordo c'è un gruppo di giovani evidentemente sovraeccitati. Alcuni di loro, nonostante la temperatura sia tutt'altro che mite, balla in costume da bagno in pozzetto. Mi attendo che, data l'ora, fra un poco si quieteranno e me ne torno a letto. Alle 9, quando ci alziamo, la situazione è ancora la stessa. Questo mese trascorso per mare, in gran parte in solitudine, ha notevolmente elevato le mie capacità di sopportazione. In un altro momento, probabilmente, gli avrei fatto un paio di fischi chiedendogli quanto meno di abbassare il volume. Invece lascio fare pensando che da giovani qualche cosa del genere, sentendoci molto fighi, l'abbiamo fatta tutti. Sulla goletta arrivata ieri sera, in legno e sulla quale sventola la bandiera russa, ci  sono sedute sulla tuga un paio di persone ben imbacuccate che bevono una tazza di caffè. Con la mano ci fanno un gesto di saluto, che ricambiamo. Poi partono in direzione di Istanbul. Un'oretta più tardi partiamo anche noi. Gli scalmanati stanno ancora dimenandosi sulla loro barca. Percorriamo il canale tra Heybeliada e Burgazada. Su quest'ultima ci sono diverse abitazioni tra cui, sul lungomare, alcune che devono essere state costruite verso la fine del diciannovesimo secolo. In questo tratto di mare c'è già un intenso via vai di traghetti ai quali facciamo bene attenzione di lasciare sempre la precedenza. C'è foschia e la visibilità non è un granchè. Peccato. Da qui si dovrebbero già vedere bene gli alti grattecieli della parte asiatica di Istanbul. Lasciamo l'isola di Kinaliada sulla sinistra e poi, poco più tardi, il quartiere di Kadikoy sulla dritta. Di fronte al Marina di Fenerbahce, dove siamo diretti, nonostante il vento pressochè assente ci sono una ventina di barche a vela che stanno bordeggiando. Alcune di esse hanno gli scafi e le vele di colori sgargianti. Sono tutti regatanti. In effetti, a parte la gita fuori porta alle Isole dei Principi, che altro si può fare qui se non bordeggiare all'esterno del Marina e partecipare a qualche regata? Prima di entrare nel Marina, dove lasceremo Habibti un paio di mesi, oggi abbiamo ancora un compito da svolgere. Vorrei infatti risalire per un tratto il Bosforo e poi raggiungere il ponte di Galata. Mica capita tutti i giorni di trovarsi da queste parti e di avere una simile occasione. Alle 10.45 siamo in prossimità dell'ingresso dello stretto. La corrente diventa più forte. Costeggiamo a motore il frangiflutti che offre protezione alla stazione dei traghetti di Kadikoy e qui superiamo la goletta russa che avanza, ma più lentamente, nella nostra stessa direzione. Le cupole della Mosche blu, di Santa Sofia e il palazzo di Topkapi, sulla sponda europea del Bosforo, appaiono ora ben evidenti. Risaliamo lungo la sponda destra, facendo bene attenzione ai traghetti che attraversano lo stretto a tutta velocità. Noi procediamo a 3 nodi con il motore a 1800 giri. Un poco prima del primo ponte che attraversa il Bosforo, sfruttando la corrente e zigozagando tra traghetti e navi di passaggio, raggiungiamo la sponda  europea. Appena la barca si trova con la corrente a favore la velocità passa in un attimo da 3 a quasi 9 nodi. Con alle spalle il ponte di Galata facciamo una foto con in mano la bottiglia di vino bianco con l'etichetta di Nausicaa, il Comet 41S di Giovanni. Ce l'aveva regalata prima della nostra partenza da Punta Ala e agli avevamo promesso che l'avremmo aperta per brindare al nostro arrivo ad Istanbul. Un'altra la conservo per quando arriveremo alla prossima meta "importante" di questo viaggio. Scattate un altro paio di fotografie per immortalare questo bel momento, con la corrente a favore raggiungiamo il Fenerbhace Marina che contattato sul canale 72. Dopo un paio di minuti, due ormeggiatori a bordo di un gommone ci accompagnano al nostro pontile. Ormeggiamo accanto all'Oceanis 48 di Ahmet e Arzu, una gentilissima coppia di turchi con la quale trascorreremo il pomeriggio e che ci daranno una serie di utili informazioni sul Marina, sulla città e su una serie di ancoraggi nei quali potremmo fermarci sulla via del ritorno. Ma prima di aprire con loro una bottiglia di prosecco per brindare al nostro arrivo ci rechiamo per le formalità all'ufficio del Marina, sempre accompagnati in gommone dai due ormeggiatori. Questo mi pare ben organizzato e soprattutto, la cosa più importante, ben protetto dai venti e con un'accurata sorveglianza. Certo, non è proprio economico, ma tanto vale. Per cena, come promesso, apriamo la bottiglia di Nausicaa. Accompagna perfettamente il sushi che abbiamo comprato e che ci sognavamo da alcuni giorni. Mentre ceniamo comincia a piovere. 

(Giornale di bordo) 

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