CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 29 luglio 2019

Guzelce Marina - Asmalikoy (Marmara Adasi)


Oggi ci attendono quasi una cinquantina di miglia. Dobbiamo attraversare il Mar di Marmara da nord-est a sud-ovest fino a Marmara Adasi, un'isola vicina alla costa meridionale. Lungo il tragitto dovremo superare il tratto di mare in cui transita il traffico mercantile. Lasciamo il Guzelce Marina che e' ancora presto, dopo aver salutato il nostro vicino maltese e l'ormeggiatore che ci ha accolto ieri e che, prima che lasciassimo l'ormeggio, ci regala alcuni pomodori dall'aria succulenta. Purtroppo le previsioni annunciano una totale calma di vento. Appena usciti dal Marina apriamo comunque il code 0 per sfruttare la leggera brezza mattutina. Purtroppo dura poco e siamo costretti ad accendere quasi subito il motore. Sul plotter seguo gli AIS delle navi che procedono lungo quella che abbiamo definito "l'autostrada del mare". Il traffico oggi e' ridotto e quindi la attraversiamo senza particolari problemi. Noto che la linea di galleggiamento delle navi che procedono verso ovest e' a filo d'acqua, mentre quelle che risalgono verso il Mar Nero l'hanno molto piu' alta. Ne deduciamo che la maggior parte delle merci, almeno in questa parte del mondo, segue la rotta est-ovest. Fa molto caldo e cerchiamo refrigerio sotto il bimini oppure stando seduti a prua per beneficiare di quel poco d'aria presente. A parte il traffico mercantile in mare non incontriamo nessuno. Ci beiamo di questa solitudine, tanto piu' leggendo sui vari social dell'affollamento che in questo momento sembra esserci nei mari italiani dove alcuni lamentano  un'eccessiva presenza di barche. Non credo tuttavia che tale affollamento sia solo un problema italiano, anche nell'Egeo meridionale la presenza di diportisti e' considerevole, tanto che penso che il prossimo anno cercheremo di evitare di navigare in questo periodo dell'anno. Pare che da queste parti la linea di demarcazione tra le aree piu' e meno frequentate sia l'isola di greca di Ikaria: a nord il numero dei diportisti, come anche noi abbiamo potuto verificare, e' limitato, mentre pare aumenti esponenzialmente man mano che si scenda verso sud, avvicinandosi alle isole del Dodecanneso. Per beneficiare della solitudine per mare, occorre sempre di piu' navigare fuori stagione e lungo rotte fuori mano. Trascorriamo la giornata in una tranquilla navigazione parlando del piu' e del meno e ricordando, con Marco, gli amici di gioventu' che da tempo non rivedo e di cui lui ha invece notizie piu' aggiornate. Purtroppo alcuni di essi non ci sono piu' e mi assale un po' di malinconia. Quasi in prossimita' di Marmara Adasi veniamo contattati sul canale 16 dalla nave appoggio di una piu' grande che sta effettuando delle rilevazioni sismografiche lungo la nostra rotta. Quest'area e' particolarmente soggetta ai terremoti che, in alcuni casi, hanno modificato le profondita' dei fondali rispetto a quelle riportate sulle carte. Un'aspetto al quale occorre prestare attenzione, soprattutto quando ci si avvicina alla costa nelle zone di bassi fondali. Ci viene richiesto di modificare leggermente la rotta per consentire al "research vessel" di proseguire indisturbato. Avendo fatto presente che siamo diretti all'isola di Marmara, dopo una decina di minuti veniamo di nuovo contattati ed autorizzati a correggere ulteriormente la rotta, questa volta a nostro favore. Nonostante questi leggeri cambiamenti abbiano allungato un poco il tragitto, entriamo nel piccolo porto di Asmalikoy verso le 17. Alla banchina e' ormeggiata all'inglese una barca a vela mentre un po' piu' in la' vediamo lo Janneau 37 di Umit, lo scrittore-giornalista turco che avevamo conosciuto qui lo scorso aprile. Lo incontriamo mentre sta bevendo un the' a bordo di un grande caicco nero utilizzato come abitazione estiva da una coppia di coniugi turchi. E' felicemente sorpreso nel rivederci. Facciamo anche conoscenza con l'equipaggio dell'altra barca a vela: marito e moglie di Cesme diretti anche loro verso sud dopo essere stati ad Istanbul. Lui e' molto cordiale e con Marco, nonostante la barriera linguistica, si mettono a discutere di calcio, uno sport che il nostro vicino deve seguire con passione visto che sulla sartia sinistra ha issata una grande bandiera a strisce gialle e rosse della sua squadra del cuore. Umit, invece, ci viene a trovare un po' piu' tardi. Ritroviamo in lui la stessa gentilezza e la generosita' che ci avevano colpito quando lo avevamo incontrato la prima volta. Purtroppo, quando gli chiediamo di "Paris", lo Yorkshire che lo accompagnava da anni e che lui chiamava "the captain", diventa improvvisamente triste. Ci dice che e' morto cadendo in mare un paio di mesi fa. Poiche' comunichiamo noi in inglese e lui in turco avvalendoci soprattutto dei gesti, non riusciamo a capire la dinamica dell'incidente. Preferiamo cambiare discorso e, bevendo una birra fresca, passiamo ad argomenti piu' piacevoli. Dopo un po' si allontana brevemente e ricompare con una bottiglia di "raki" Tekirdag Gold, il migliore in assoluto, che ci offre in regalo. Ricambiamo dandogli una delle nostre ultime bottiglie di vino italiano, un Fiano di Avellino che avevamo comprato ad Agropoli e, poiche' e' un fumatore, uno dei pochi Toscani che ho con me. Ci scambiamo anche i rispettivi numeri di telefono, l'e-mail e ci ripromettiamo di restare in contatto. Ci dice che intenderebbe trascorrere il prossimo inverno nel Marina di Sigagik, a sud di Cesme, e che vorrebbe spostarsi da quelle parti a partire dalle prossime settimane. Chissa' che non si riesca ad incontrarci nuovamente in autunno! Poi, nel chiedergli un consiglio su dove poter cenare, ci indica la trattoria a gestione familiare che si trova all'inizio della diga foranea. La cucina si rivela ottima, in particolare il "cich taouk" di pesce che ci viene suggerito dal proprietario, un omone che dirige con piglio autoritario la moglie in cucina e i due giovani ragazzi che servono ai tavoli. Il locale, diviso in zona bar, dove non si servono alcoolici, e ristorante, dove invece questi sono consentiti, piano piano si riempie anche di altri avventori. Dopo cena facciamo due passi in paese mostrando a Marco ed Elena le strette viuzze che gia' conosciamo e nelle quali si alternano le vecchie case tradizionali in legno, per lo piu'  abbandonate, e le nuove costruzioni dall'aria decisamente impersonale. Infine, un gelato conclude questa lunga e piacevole giornata. 

(Giornale di bordo) 

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