CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 10 agosto 2019

Candarli - Orak Adasi


Trascorriamo una notte tranquilla in questo angolo ben ridossato dai venti settentrionali. Partiamo alle 8.30. Sia sulla barca degli olandesi che su quella turca tutti sembrano ancora dormire. Appena ci distanziamo un po' dalla costa il vento rinforza. Ci sono tra i 20 e i 25 nodi e apriamo il solo genoa. C'e' anche un po' d'onda che però al gran lasco non da nessun fastidio. Lasciamo gli isolotti di Ikiz Adalari e di Tavsan Adasi sulla dritta. Una volta superato quest'ultimo, al traverso del faro di Ilica Burun modifichiamo di qualche grado la rotta puntando su Aslan Burun, il capo poco a nord di Foca che si vede in lontananza tra la foschia. Il vento cala a 10 nodi e anche il mare diventa più calmo. Dobbiamo cambiare di mura e facciamo la manovra senza la dovuta attenzione e preparazione con il risultato che il genoa si incaramella intorno allo strallo. "Allievaccio!!", dico a me stesso. Con il poco vento e la poca tela che abbiamo la barca diventa difficilmente governabile e sono costretto ad accendere per un attimo il motore per risolvere la situazione. E' proprio vero che non bisogna mai distrarsi e mai prendere le cose sotto gamba! La costa meridionale del golfo di Candarli Korfezi non è per nulla attraente. Una barca a vela deve comunque aver trascorso la notte in uno dei porti di cui è disseminata. La vediamo infatti apparire dietro a noi, un po' sottovento, verso fine mattinata. Avendo entrambe le vele a riva procede un po' piu' rapidamente di noi, ma seguendo un'altra rotta. Superato ad una certa distanza Aslan Burun, attraversiamo lo stretto passaggio tra gli isolotti di Hayirsiz Adasi e Orak Adasi. Un passaggio che effettuiamo con il solo genoa e nel quale facciamo particolare attenzione a causa dei bassi fondali che si prolungano da entrambi. Volendo trascorrere un'altra notte in rada prima di dirigerci nella limitrofa Foca, decidiamo di andare ad esplorare l'ancoraggio che si trova dietro la stretta lingua di terra a sud-est di Orak Adasi. Lungo la costa rocciosa di quest'ultima notiamo una baia nella quale si trovano diverse barche alla fonda. C'è un po' di tutto e in poco spazio: caicchi, gommoni, barche a motore di diverse dimensioni e anche una barca a vela. Vedendola un po' troppo affollata proseguiamo verso la destinazione che ci eravamo prefissi. Tuttavia, avvicinandoci a quest'ultima ci rendiamo conto che la baia che intendevamo esplorare risulta troppo esposta al vento. Ritorniamo quindi sui nostri passi e, fortuna vuole che, proprio nel mentre ci avviciniamo nuovamente al ridosso affollato, i caicchi e alcune altre un imbarcazioni, tra cui anche quella a vela, se ne stanno andando. Diamo quindi fondo al centro della baia in 5 metri d'acqua, su un fondo di sabbia, accanto ad un gommone che, dopo una mezz'oretta, se ne va anche lui. Perfetto!!! Il giorno successivo scopriremo che questo ridosso dai locali è chiamato: "Baia delle Sirene". Forse per la particolare conformazione di alcune sue rocce bianche che la delimitano. Pranziamo e trascorriamo il tempo giocando a backgammon e dama. Nel frattempo la baia si è popolata nuovamente. Sono per lo più piccoli caicchi che portano i turisti a fare il bagno in questo angolo protetto dal vento e con una bella acqua azzurra. La gita prevede anche il pranzo con pesce alla griglia cucinato a bordo. L'atmosfera è festosa, su alcune barche c'è della musica, tenuta ad un volume tale da non disturbare chi è accanto. C'è chi fa i tuffi, chi nuota, chi semplicemente sta ad osservare. Il tutto si svolge in modo estremamente civile. E' una di quelle situazioni nelle quali si sta bene tutti, proprio perché ciascuno, pur facendo ciò che più gli aggrada, non invade lo spazio dell'altro. Non proprio come purtroppo sempre più spesso accade per mare (ma non solo), soprattutto nei mesi estivi. Una questione, quella del rispetto dell'altro che, anche seguendo i dibattiti su alcuni social di vela, sembra non essere compresa né condivisa nemmeno da alcuni velisti che, in linea teorica, ma appunto, solo teoricamente, dovrebbero amare del mare in particolare il silenzio. Purtroppo temo che questa sia ormai una visione romantica della vela. Infatti, non posso fare a meno di constatare come oggi siano in esponenziale aumento gli "utilizzatori" del mare mentre stanno diminuendo i "marinai". E quando dico marinai, bada bene, non mi riferisco solo ai velisti. Intendo tutti coloro che acquisiscono esperienza grazie alle tante miglia percorse, alle diversificate esperienze vissute e non coloro che si ritengono tali solo perche' possiedono o usufruiscono di una barca. Marinai, a mio avviso, si diventa anche con la modestia e il rispetto che occorre sviluppare nei confronti del mare e degli altri. E gli altri,  in mare, sono coloro che si trovano accanto a noi, in navigazione, in porto, alla fonda in una baia e che, in questi ultimi casi, come noi, hanno il sacrosanto diritto di godersi il loro spazio. Sono coloro che non hanno necessariamente il desiderio di sentire i nostri schiamazzi, anche se ci stiamo divertendo. Perche' è giusto che ci si diverta, ma è altrettanto giusto che il nostro divertimento non costituisca una gran rottura di scatole per chi ci sta accanto. Per questo mi rattrista vedere come tanti presunti amanti del mare lo considerino invece come una delle tante occasioni per mettere in mostra il proprio egotismo, il proprio egoismo, spesso la propria saccenza, la propria arroganza, in definitiva la propria ottusità. Tutto ciò con il bene placito di chi non è d'accordo con me!!! Tornando alla "Baia delle Sirene", nel tardo pomeriggio tutti se ne vanno e Habibti resta sola soletta a godersi il tramonto. Questa sera, anche volendo, non potremmo rompere le palle a nessuno!!!

(Giornale di bordo)

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