CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 17 ottobre 2019

Leros


Durante la notte c’e stato un netto cambiamento di temperatura. Mentre fino a mezzanotte abbiamo sofferto un po’ il caldo, tanto che il piumino era decisamente di troppo, nelle prime ore del mattino ha rinfrescato, tanto che ci siamo dovuti nuovamente ricoprire per trovare il giusto tepore. Al risveglio facciamo colazione e poco dopo appaiono sul pontile Linda e Dale, che ci vengono a salutare prima della loro partenza per Kalymnos. Nelle prossime settimane intendono proseguire fino a Rodi per poi riportare “May Dream” a Chalkoutsi, un cantiere nel canale dell’Eubea, per l’inverno. Prendiamo insieme un ultimo caffè seduti ad un bar e poi ci salutiamo abbracciandoci, con la promessa di tenerci in contatto. Linda desidererebbe molto poter restare ancora in Mediterraneo, per godersi il caldo di queste latitudini, mentre Dale l’anno prossimo vorrebbe avvicinarsi lentamente a casa, magari costeggiando la costa atlantica di Spagna e Francia. Restiamo sulla banchina mentre si allontanano. Poi, con il motorino che abbiamo affittato, partiamo alla scoperta di Leros. Facciamo un rapido passaggio di fronte al “Leros Marina”, molto più grande rispetto a quello dove abbiamo ormeggiato Habibti. Tralasciamo la visita della parte meridionale dell’isola, dove negli anni ‘50 c’era un ospedale psichiatrico la cui struttura è oggi utilizzata come “spot” per i migranti. Ci dicono che questo centro potrebbe accoglierne 700 ed invece ve ne sono quasi 2000. In effetti, a Lakki avevamo notato alcune donne somale e dei giovani che parlavano arabo. Ci dirigiamo invece verso nord facendo una prima deviazione per visitare Pandeli, che conserva le caratteristiche di un villaggio di pescatori. Di qui, sulla retrostante collina, si snoda una strada a tornanti che conduce ad alcuni mulini a vento, ristrutturati in abitazioni, e all’imponente castello di Panagia. Questo risale all’epoca bizantina e fu costruito sulle antiche rovine di una fortezza. Al suo interno si trova l’omonimo monastero, ma ciò che colpisce è la sua posizione, dalla quale si ha una vista spettacolare su tutta la parte orientale dell’isola. Purtroppo lo troviamo chiuso e ci dobbiamo accontentare di vederlo dall’esterno. Ritornando sui nostri passi, raggiungiamo Agia Marina e Alinta. Qui, vista l’architettura e i colori dei vari edifici, più che in Grecia pare di trovarsi in Italia. Imbocchiamo una strada secondaria che costeggia il mare e la seguiamo fino al punto in cui essa termina di fronte ad una spiaggia. Riconosco nella baia antistante il luogo in cui anni fa trascorsi una notte alla fonda a bordo di “Nausicaa”. Questa parte dell’isola è molto più vivace rispetto al capoluogo Lakki. Sulla strada che conduce a Partheni ci fermiamo in una “winery”, che però troviamo chiusa. Nel punto più settentrionale di Leros, oltre all’aeroporto, ci sono due cantieri. Facciamo una prima sosta al “Moor and Dock”, dotato anche di un piccolo Marina e di “travel lift”. Nell’enorme piazzale, in un invaso vediamo “Maïa”, l’Hallberg Rassy 342 dei francesi incontrati a Fournoi e Agathonisi. Per curiosità chiediamo alla cortese impiegata della ”reception” un preventivo nel caso volessimo lasciare qui Habibti nei prossimi mesi. Il costo  per l’alaggio, la pulizia  della carena, la sosta per sei mesi e il varo è di circa 1600 euro. Decisamente interessante. Poi ci spostiamo da “Arthemis”, l’altro cantiere poco distante. Quello in cui Mario ha lasciato la sua “Aristidine”. Qui ci attende una sorpresa. Incontriamo infatti Daniele e Marina, gli armatori di “Tulsa 2”, che avevamo conosciuto a metà agosto a Çeşme. Stanno finendo di sistemare la barca prima di ripartire per l’Italia. Daniele, che frequenta Leros e dintorni da molti anni, mi illustra le differenze tra i due cantieri e mi racconta delle sue interessanti navigazioni in Atlantico e lungo la costa degli Stati Uniti, che ha risalito con la sua barca fino in Connecticut. Da buon piemontese, parla in modo pacato e con grande modestia di queste sue navigazioni, benché alcune di queste siano avvenute su rotte del tutto inusuali per la maggior parte dei velisti italiani. Ci scambiamo i recapiti e ci ripromettiamo di tenerci in contatto. A pranzo ci fermiamo a Gourna, una località sulla costa occidentale dell’isola nell’omonima taverna, proprio davanti al mare. Non c’è nessuno e ci godiamo questo momento. Ritorniamo a Lakki nel tardo pomeriggio, percorrendo una strada panoramica che si snoda sulla montagna. Facciamo un rapido salto al supermercato e trascorriamo la serata su Habibti. La giornata è stata ricca di scoperte e di incontri interessanti.

(Giornale di bordo)

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