CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 21 ottobre 2019

Ormos Pserimos - Ada Bogazi


Durante la notte, come era previsto, il vento è aumentato e nella baia si è formata un po’ d’onda. Pertanto la scelta di spostarci dalla banchina e metterci alla fonda è stata intelligente. Nonostante si sia ballato un poco abbiamo dormito bene. Ci svegliamo prima che sorga il sole. Anche oggi le miglia da fare non sono molte, solo 14, per lasciare la Grecia e rientrare nuovamente in Turchia. Il non aver fatto in questo periodo lunghe navigazioni ci ha consentito di goderci appieno i luoghi visitati e anche di non stancarci troppo. Mentre siamo seduti in pozzetto a far colazione vediamo che anche l’equipaggio italiano del catamarano da i primi segni di vita. Come sempre, i pescatori hanno già lasciato il porto quando ancora era notte e qualcuno di loro sta già rientrando. Lasciamo Ormos Pserimos alle 9. Fuori dal porto ci sono una ventina di nodi da nord-ovest. Meglio prendere da subito una mano di terzaroli in quanto sicuramente nel canale tra Pserimos e la costa turca il vento aumenterà di intensità. Riduciamo anche un poco il genoa e quando usciamo dal ridosso dell’isola Habibti è in assetto perfetto, tanto che viaggia ad una velocità costante di 8 nodi e nemmeno troppo sbandata. Ci godiamo questa bella traversata. Man mano che ci avviciniamo alla costa turca appaiono sempre più evidenti una serie di costruzioni bianche a schiera sulle colline. Sono senz’altro più moderne di quelle che si trovano sulle isole  greche, ma in quanto a fascino non c’è paragone. Incrociamo un paio di barche a vela: una al traverso di Pserimos diretta ad ovest, l’altra che da Kos sta risalendo verso nord. Entrambe procedono a motore. Avvicinandoci alla costa turca, onda e vento diminuiscono, fino a scomparire quasi del tutto una volta superato l’isolotto di Kara Adasi. Qui chiudiamo il genoa ed ammainiamo la randa approfittando del motore per ricaricare le batterie. Decidiamo di trascorrere la notte in una baia non lontana da Bodrum, tra la terra ferma e l’isolotto di Ada Adasi. Il luogo è anche conosciuto come “l’acquario” ed e’ uno dei rari tratti di questa parte di costa turca nella quale non si vedono costruzioni. All’interno della baia ci sono alcune barche e un paio di caicchi. Qui il fondale è piuttosto profondo, ma risale improvvisamente verso la battigia. Tutte le barche hanno una cima a terra e quindi, visto che non ho nessuna intenzione di tirare fuori il tender, che da un paio d’anni riposa tranquillo sotto il letto della cabina di prua, mi toccherà fare un bagno. Individuo un bel masso a cui poter legare la nostra cima che a sua volta unisco alla fettuccia dell’ankorina. In questo modo evito di utilizzare più spezzoni e, al tempo stesso, sono sicuro di avere cima a sufficienza per raggiungere terra. Una buona decisione in quanto, benché abbia dato fondo in 20 metri d’acqua, a causa del basso fondale che sale improvvisamente lontano dalla riva, sono obbligato ad utilizzare quasi una cinquantina di metri di fettuccia prima di arrivare a terra. Rispetto alla Grecia, qui la temperatura dell’acqua è molto più calda. L’unica accortezza che dovrò prendere la prossima volta per portare la cima a terra su una simile distanza sarà quella di utilizzare le pinne. Infatti, tra il peso della cima, la leggera corrente e, diciamolo pure, la mancanza di allenamento, arrivo a terra con un bel fiatone. La vegetazione è composta da macchia mediterranea con qualche raro albero intorno al quale alcune barche hanno fatto passare la propria cima a terra. Anche qui, come a Leros, la roccia ha un particolarissimo color malva e mi chiedo da quale minerale sia composta. A pranzo facciamo un semplice spuntino con pane, burro e acciughe, terminando anche le olive alla griglia e quelle con le mandorle comprate ad Ayvalik. Poi, nel pomeriggio, dopo una salutare pennichella, visto che la temperatura dell’acqua è così piacevole facciamo un altro  bagno. Telefono al Marina di Bodrum per prenotare un posto per domani. Una sosta che probabilmente potremmo prolungare di qualche giorno. L’alaggio di Habibti, infatti, è previsto il 25 mattina, ma prima mi piacerebbe risolvere il problema dell’elica di prua. La serata a bordo scorre tranquilla. Quando è già sceso buio arriva un caicco che da fondo abbastanza lontano da noi. Per fortuna, in quanto per circa due ore tiene acceso un generatore decisamente rumoroso. Ma poiché la temperatura è decisamente rinfrescata scendiamo sottocoperta e qui il generatore,non lo sentiamo più.

(Giornale di bordo)

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