CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 28 marzo 2021

Efeso

 
Essendo domenica il cantiere è chiuso. Ne approfittiamo per visitare Efeso, in passato una delle più grandi città ioniche dell'Anatolia e ora importante sito archeologico, situata a circa 170 chilometri a nord di Bodrum. Per raggiungerla percorriamo la strada statale che conduce a Milas e successivamente a Smirne. Nel primo tratto essa costeggia con un serie di curve la parte meridionale del golfo di Gulluk, dove si trovano degli orrendi alberghi di dimensioni mastodontiche. Tra questi spicca il Titanic, che solo dal nome è tutto detto. Percorsi una sessantina di chilometri attraversiamo l'impersonale cittadina di Milas. Qui prendiamo la deviazione verso Soke. Lungo la strada ci sono numerose pattuglie della polizia con degli autovelox. I lunghi rettilinei invitano alla velocità, ma il limite è ovunque di 90 km orari. Proseguendo verso nord costeggiamo il lago di Bafa Golu, talmente esteso che in un primo momento pensiamo essere un golfo. Soke è una cittatina industriale con diversi cementifici le cui ciminiere fumanti rendono il luogo poco attraente. Imboccata una strada secondaria che ci condurrà nei pressi del sito archeologico veniamo fermati dall'ennesima pattuglia di polizia per un controllo. Quando si rendono conto che siamo stranieri gli agenti ci fanno cenno di proseguire. Arriviamo al parcheggio del sito di Efeso alle 11.30. Ci sono pochissimi visitatori, per lo più tedeschi. Percorriamo l'itinerario tra le rovine attardandoci a leggere i pannelli che illustrano i diversi monumenti che incontriamo sul nostro cammino. La giornata è assolata e la temperatura è mite. Efeso fu un importante e ricco centro commerciale e dal 129 a. C. fu la capitale della provincia romana dell'Asia minore. Nel sito spiccano il Teatro, il piccolo tempio di Adriano, la biblioteca di Celso e la casa a terrazze con i suoi mosaici. Quest'ultima è coperta da una struttura fissa per impedire che gli agenti atmosferici rovinino i reperti archeologici. Purtroppo ridotte ad una sola colonna sono le testimonianze di quello che fu il più celebre monumento di Efeso e, secondo alcuni, il più grande edificio del mondo antico: il tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo, raso al suolo nel 401 d. C. per ordine di Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli. Efeso è altrsì nota per aver dato i natali ad Eraclito, uno dei maggiori filosofi presocratici. Città ionica, poi romana, quindi bizantina, venne parzialmente distrutta da un terremoto nel 614 d. C.. Come molte altre città del passato, anche Efeso pare che nell'antichità fosse molto più vicina al mare di quanto lo sia oggi. Una delle cause della sua decadenza pare sia dipesa dal fatto che l'area da cui il mare si era ritirato fu rimpiazzata da paludi malariche che decimarono gli abitanti costringendo i restanti ad abbandonare la città. Limitrofa al sito archeologico, sulle pendici del monte Solmisso, si trova la cosiddetta "casa di Maria", un'antica abitazione nella quale si narra che sia vissuta fino alla morte Maria di Nazaret, madre di Gesù Cristo. Le fondamenta del piccolo edificio furono scoperte nel 1881 da un abate francese, Julien Gouyet, sulla base delle indicazioni contenute nei diari delle visioni della mistica e beata Anna Katharina Emmerick. Leggenda o realtà? Noi ci limitiamo a raggiungere il piazzale antistante l'ingresso dell'area in cui si trova la casa senza visitarla. Ci è bastato goderci lo spettacolo che si gode percorrendo in auto la tortuosa e ripida strada che conduce al piazzale e che si inerpica sulla montagna attraversando una foresta lussureggiante. Essendosi fatto un po' tardi, l'intenzione è quella di fermarci a mangiare in uno dei ristoranti sulle rive del lago di Bafa Golu. Ci fermiamo in un primo ristorante per scoprire, dopo che il cameriere ci ha portato il menu, che non servono alcolici. Ci spostiamo allora da "Cirè", un altro ristorante a pochi chilometri di distanza. Qui, seduti ad un tavolo su di una terrazza con vista sul lago e al riparo di un telone trasparente che ci protegge dal vento, ordiniamo degli spiedini di carne e del "raki" ghiacciato. Rientriamo a Bodrum che è già sceso il buio. All'ingresso della città troviamo un posto di blocco che crea una lunga coda. Il poliziotto ci chiede di mostrargli i passaporti e poi ci lascia passare. La maggior parte degli esercizi commerciali sono già chiusi. Tra poco avrà inizio il coprifuoco e così ce ne torniamo in albergo soddisfatti di questa interessante giornata.
 
(Giornale di bordo) 

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