Purtroppo la giornata comincia con una spiacevole sorpresa. Trovo infatti due dita d'acqua salata in sentina. Sono quasi certo che provenga dalla guarnizione del timone che, in assenza del pezzo originale, è stata montata provvisoriamente in cantiere. In barca di guarnizioni originali ora ne ho ben un paio, che nel frattempo mi sono fatto inviare dall'Hallberg Rassy. Tuttavia, poichè fino a questo momento quella attuale non aveva dato problemi, pensavo di farla sostituire la prossima stagione. Il mio sospetto viene presto confermato, in quanto nella canalizzazione che dall'asse del timone conduce in sentina trovo un po' d'acqua. La quantità è veramente minima pertanto mi limito a stringere leggermente le due fascette che tengono la guarnizione fissa all'asse del timone. Nel caso il problema persistesse potrei sempre montare uno dei due pezzi originali che ho a bordo. Un'operazione che, in caso di necessità, potrei fare anche con la barca in acqua. Salpiamo da Knidos verso le 8. Non c'è molto vento e decido di montare il code 0. Avanziamo ad una velocità che varia tra i 2 e i 3 nodi. Di questo passo, poiché le miglia per raggiungere Datca sono una ventina, rischiamo di far notte. Quindi, dopo un paio d'ore a vela, accendo il motore. Verso le 14 ormeggiamo a Datca sulla banchina del porto turistico cercando di interpretare cosa ci sta dicendo l'ormeggiatore che nonostante gli si sia fatto capire che siamo stranieri contina imperterrito a parlarci in turco. Poco dopo il nostro arrivo ormeggia accanto a noi un Beneteau 43 di una coppia dall'aria simpatica. Mentre lavo la barca, Tania va alla ricerca di una copisteria dove poter stampare l'ordine per l'acquisto del nuovo tender da inviare al rappresentante dell'Arimar ad Istanbul. Nel frattempo in porto ha inizio il rodeo delle manovre d'ormeggio delle nuove barche che sopraggiungono. Nel punto in cui ci troviamo la banchina fa un angolo di 130 gradi, pertanto è quasi inevitabile che le catene dei nuovi arrivati si incrocino con la nostra. Nella notte non è previsto vento forte e pertanto la cosa non mi preoccupa. Domattina si tratterà di attendere che le barche arrivate dopo di noi salpino per prime. Nel tardo pomeriggio, dopo aver prenotato un tavolo da "Maradona", raggiungiamo a piedi il supermercato Migros. La cambusa langue e così facciamo una spesa abbondante che portiamo in barca avvalendoci di un taxi. Il tempo di sistemarla a bordo e sono già le otto di sera. L'ora di prepararci per andare al ristorante. In città c'è un sacco di gente. Benché alcuni portino la mascherina anche all'aperto, noi la indossiamo solo quando ci troviamo al chiuso. Camminare per strada con questo caldo imbavagliati ci sembra eccessivo, soprattutto dopo aver effettuato la seconda dose di vaccino. L'illuminazione del lungomare si riflette sull'acqua creando un effetto suggestivo, che apprezziamo ancor di più seduti al nostro tavolo posto sulla battigia. Ordiniamo una "casserole" di gamberi, polipo in crema di formaggio, calamari fritti e mezza bottiglia di raki. Tutto è squisito e anche il conto, dopo la pessima esperienza di ieri a Knidos, è accettabile, benché anche qui i prezzi siano rincarati rispetto allo scorso anno. La nostra constatazione è che nei luoghi turistici è ormai terminato il tempo in cui in Turchia si spendeva poco. Con la svalutazione della lira turca per gli stanieri il costo della vita resta più che accettabile, ma per i locali è rincarato enormemente. Nella piazza principale di Datca c'è un concerto nel quale si esibiscono diversi gruppi di musica tradizionale. Ci piacerebbe fermarci ad ascoltare, ma c'è troppa ressa e in tempi di Covid preferiamo restare lontani dalle grandi folle. Nei locali che si trovano alle spalle del porto mettono invece della musica orribile a tutto volume creando un micidiale effetto cacofonico. Tuttavia, noi siamo talmente stanchi che appena ci mettiamo a letto ci addormentiamo subito, per la buona pace dei nottambuli amanti della "boom boom music".
(Giornale di bordo)

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