Dopo il diluvio di ieri sera la notte è trascorsa tranquilla. Il vento è girato ad ovest e la barca di conseguenza si è spostata rivolgendo la poppa vertso l'esterno della baia. Siamo comunque rimasti a dovuta distanza dal molo dove attraccano aliscafi e traghetti. Il primo aliscafo della giornata arriva alle 9, quando noi siamo quasi pronti a partire. Usciamo dalla baia di Kamares e apriamo le vele. Oggi il vento soffia da nord-ovest. Fino al traverso di Ormos Ay Yorgos ci sono circa 15 nodi, poi, superato il ridosso offerto dall’isola il vento aumenta fino a 25 nodi. Il disagio è dato dall’altezza delle onde che nello Stenon Sifnos si fanno sentire. Avanziamo di bolina stretta con tutte le vele a riva. Vorrei tentare di raggiungere la baia di Livadhi su Serifos in un solo bordo. Habibti procede piuttosto sbandata, ma sempre docile sull’onda. L’unica imbarcazione che incontriamo nel canale è il traghetto. Penso a Vick che questa mattina è partito molto presto per raggiungere Ormos Dhespotico. Con queste onde al traverso sulla sua barchetta di cinque metri di lunghezza non deve essere uno scherzo. Una volta che ci avviciniamo a Serifos l'altezza delle onde diminuisce. Il capo sud-orientale dell’isola smorza notevolmente il fetch. Abbassiamo la randa con ancora 20 nodi di vento effettuando la manovra velocemente, anche se la vela risulterà non è piegata alla perfezione. La piantina del porto sul portolano non è aggiornata. In questi ultimi anni sono stati costruiti dei nuovi frangiflutti. Il porto resta sempre piuttosto piccolo e al momento devono ancora mettere le trappe, ma garantisce comunque una discreta protezione dal Meltemi. Se avessero allungato di una ventina di metri anche il vecchio molo di sopraflutto sarebbe stato perfetto. Ci ormeggiamo all’inglese. Al momento, tranne un paio di barche di pescatori ed un gommone non c’è nessuno. Conosciamo Dimitri, l’harbour master che ci chiede se vogliamo acqua ed elettricità. Non ne abbiamo bisogno. Purtroppo stamattina ho nuovamente trovato un po’ di acqua dolce in sentina. Non avendo più utilizzato la doccietta esterna a poppa, escludo che la perdita potrebbe provenire da li'. A questo punto la perdita potrebbe provenire dalla valvola di sicurezza del boiler. Facciamo due passi fino ad una chiesetta sulla punta del promontorio in cima al paese. La troviamo chiusa. Di qui la vista sulla “chora”, abbarbicata sulla montagna di fronte, è uno spettacolo. Ci sediamo in uno dei ristoranti sul lungomare. Ordiniamo due insalate, dei polipi al vino e delle patatine. Nel frattempo in porto entrano due barche a vela: una con una famiglia francese a bordo, che scopriremo aver trascorso l’ultimo anno navigando tra Italia e Grecia, e la seconda un charter con un equipaggio di ragazzi inglesi. Nel pomeriggio arriveranno altre barche, ma ormeggeranno tutte all’esterno del molo di soprafflutto o dando fondo in rada. Rispetto ai giorni precedenti ve n'è un numero maggiore, segno che ci stiamo avvicinando ai Marina dove fanno base le compagnie di charter. Ci sediamo al sole su una panchina sullo spiazzo del porto, accanto a dove è ormeggiata Habibti. Osserviamo lo scorrere della vita in paese. Vediamo anche un paio di auto con la targa italiana. Sono certamente degli italiani che hanno la casa qui. Scambiamo due parole con Fanny e Julien, la coppia di francesi che ha ormeggiato la propria barca non lontano da Habibti. Ci dicono che a metà maggio lasceranno la barca in un cantiere vicino a Chalki mettendola in vendita E' lo stesso cantiere nel quale ormai da anni i nostri amici scozzesi Linda e Dale tengono la loro “May Dream”. Facciamo una passeggiata sulla spiaggia. Continuano ad arrivare altre barche: un catamarano enorme che ormeggia ad una boa a meno di due metri da un’altra barca molto più piccola. Un grande yacht a motore ormeggia, invece, di poppa sulla banchina esterna del porto. In serata, a bordo abbiamo la visita di un gatto che ci guarda incuriosito da uno degli osteriggi mentre siamo seduti sottocoperta. Come dico sempre, dove ci sono gatti non ci sono topi, ed essendo ormeggiati in all’inglese la sua presenza è più che benvenuta.
(Giornale di bordo)
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