Durante la notte abbiamo continuato a ricevere le visite dei vari gatti del circondario. Il vento è girato ad ovest e nel porto è sparita la leggera risacca che si instaura con i venti da nord-est. Ci svegliamo presto. Andiamo a bere un cappuccino nel bar di fronte al porto. Ad uno dei tavolini della veranda è seduta la coppia di anziani che avevamo notato ieri pomeriggio in paese. Avevano attirato la nostra attenzione in quanto camminano un po' curvi sostenendosi teneramente a vicenda. Ad un altro tavolo, con la sigaretta in bocca, il viso rugoso e le mani forti e callose, c’è un vecchio pescatore che sembra uscito da un romanzo di Hemingway. Una ragazza facente parte del gruppo di inglesi sul charter ormeggiato in banchina mi chiede se sappiamo come fare per attivare la colonnina dell'acqua. Le do il numero di telefono di Dimitri, l’harbour master, che abbiamo già visto in giro a bordo di una potente moto custom. Lasciata Livadhi, costeggiamo a motore tutto il lato orientale di Serifos. L’isola è brulla. Alcune case isolate sono sparse qua e là sulle pendici delle montagne. Superato in capo nord orientale usciamo dal ridosso offerto fin qui dall’isola e cominciamo a prendere il vento che oggi soffia da sud-ovest. Apriamo le vele. Prima randa e genoa, pensando che il vento sarebbe aumentato. Poi visto che si stabilizza intorno agli 8 nodi montiamo il gennaker. Lasciamo sulla dritta l’isolotto di Piperi, uno scoglio dalle pareti strapiombanti nel suo lato meridionale. Verso fine mattinata, il vento aumenta fino a 15 nodi e con il gennaker si va che è un piacere. In un attimo siamo al traverso di capo Ay. Ioannis. Qui la costa orientale di Kythnos piega ad occidente. Il vento sparisce, accendiamo il motore e chiudiamo le vele. Arriviamo nel piccolo porto di Loutra verso le 13.30. Vi troviamo ormeggiate al suo interno due barche a vela di una compagnia di charter, una con a bordo un gruppo di francesi simpatici, l’altra con degli svedesi. Facciamo la conoscenza di Eleni, una giovane signora che da una mano all’harbour master nella gestione del porto. Per pranzo preparo degli gnocchi con una salsa di pomodorini e zafferano e la solita insalata. Nel pomeriggio entra in porto un charter con sei sloveni a bordo. Degli incapaci, compreso quello che si spaccia per lo skipper, che mi pare il più confuso del gruppo. Ormeggiano dopo mille peripezie accanto a noi. Aiutiamo anche Eleni a far ormeggiare all’inglese un charter di tedeschi al pontile davanti al nostro. Anche qui, un equipaggio che non ha la minima nozione di che cosa si debba fare in questi casi. Poi andiamo a fare una passeggiata verso la chiesetta di Santa Eirini. Passiamo accanto alla pozza di acqua calda che si trova sulla spiaggia e che costituisce una delle attrattive del luogo e ci sediamo su un masso che domina il porto e la baia limitrofa per guardare le manovre delle nuove barche che stanno arrivando. Il solito circo: barche che ormeggiano senza dare fondo all’ancora, altre che pretendono di portare le cima a terra ad almeno duecento metri dalla costa. Esilarante. Raggiungiamo Santa Eirini che è quasi buio. Sul fondo della baia, poco distante dalla chiesa, ci sono un paio di taverne e un negozietto. Un bel posto. Rientriamo in barca che è già buio. Si è alzato un po’ di vento e fa freddo. Le condizioni ideali per stappare una bottiglia di vino rosso che accompagniamo al formaggio speciale comprato a Naxos.
(Giornale di bordo)
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