Il catamarano di fronte a noi è partito presto. Alle 10 la moglie di Nikos ci consegna le chiavi della Panda che abbiamo affittato per due giorni. Scopriamo che Nikos è il fratello di Eleni e che ci deve essere un qualche legame di parentela anche tra Eleni e Stavros, l’harbour master. Prima di partire per il nostro giro chiedo a Stavros di fare attenzione, nel caso qualcuno decidesse di ormeggiare davanti a noi durante la nostra assenza. Scrivo una mail all’Olympic Marina per prenotare un posto dall’1 al 3 maggio e un'altra al “technical department” per chiedere se c’è la possibilità di lasciare la barca in invaso fino a settembre alandola il 4 di maggio. Le speranze di riuscire a trovare un posto in acqua nel Marina sono definitivamente sfumate. All’amico di Delos, che aveva tentato di spendere una buona parola, hanno detto che ci sono trenta persone in lista d’attesa prima di noi. Con l’auto raggiungiamo Merikhas, il porto sulla costa occidentale dell’isola, dove attracca il traghetto. La strada percorre una stretta valle incassata che scende ripidamente dall'altopiano dove si trova l'abitato di Chora. Tutta la parte occidentale di Kythnos è caratterizzata da strette vallate che scendono quasi a picco verso il mare. A Merikhas cerchiamo una lavanderia che riusciamo a trovare con una certa difficoltà, non solo perchè si trova un paio di chilometri fuori dal paese, ma anche perché la strada per raggiungerla è interrotta per dei lavori in corso. Siamo infatti costretti ad imboccare una strada secondaria indicataci dal benzinaio locale per raggiungerla. In paese facciamo un salto in farmacia per comprare un repellente per le zanzare che ci hanno infastidito durante la notte scorsa e per fare un po’ di spesa. Ci sediamo sul muretto di un piccolo ponte che si affaccia sulla spiaggia e tramite internet compriamo i biglietti aerei per il rientro a Riad il 4 maggio. La baia, nonostante il vento da sud-ovest, è ben ridossata. Alla banchina sono ormeggiati il traghetto e una nave cisterna che fa spesso sosta in porto. Ci sono anche un paio di barche a vela. Lasciamo Merikhas percorrendo una strada che risale una valle parallela a quella lungo la quale siamo arrivati. La strada sale ripida e a tornanti fino all’abitato di Driopida, posto sull’altopiano che domina tutta la sommità dell’isola. Il paese è meno curato di Chora, anche se pure qui stanno ristrutturando parecchie abitazioni. Lasciata Driopida ci dedichiamo alla scoperta di alcune altre località della parte meridionale dell’isola. Tra queste: Kavala, sulla costa orientale, un paesino che domina una baia con un bel ancoraggio al cui esterno c’è una secca non segnalata; Flambouria, sulla costa occidentale, un villaggio di poche case sulla spiaggia, con una bella chiesetta, che si raggiunge percorrendo una strada decisamente ripida e che, in alcuni tratti, offre scorci che ricordano la Scozia; ed infine Lefkes, di nuovo sulla costa orientale, da dove si possono vedere alcune baie poste poco più a nord dell'abitato che offrono un ottimo ridosso. Volendo essere di rientro in porto prima dell’ora in cui sono soliti arrivare i charter, decidiamo di visitare il resto dell’isola il giorno successivo. In porto, come avevo previsto, anche oggi assistiamo al solito circo. Fortunatamente Stavros fa ormeggiare davanti a noi una barca con uno skipper professionista: un Doufur 53 con a bordo un equipaggio un po’ bislacco. Cucino una marinata di pollo alla quale aggiungo delle spezie e uno yoghurt. Molto buono. Verso sera facciamo una passeggiata e rientrati in barca ce ne andiamo subito a dormire.
(Giornale di bordo)
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