CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 13 aprile 2023

Ormos Livadhi (Iraklia) - Naxos


Nella notte mi sono alzato un paio di volte per controllare che la presa dell’ancora fosse a posto. Il vento è girato e nella baia è rimasta un po’ di onda vecchia. Così siamo stati leggermente disturbati dal rumore delle onde che sbattevano contro la parte inferiore dello specchio di poppa. Ci svegliamo con un bel cielo azzurro e l’assenza totale di vento. Fatta colazione lasciamo Ormos Livadhi. L’occupante dell’altra barca a vela alla fonda nella rada anche stamattina non si vede. Attraversiamo il passaggio tra Iraklia e le isole di Paros e Naxos con un mare totalmente piatto. Anche nel canale fra queste due isole, in estate spazzato dalle raffiche del Meltemi, c’è calma piatta. Procediamo a motore lasciando la secca di Ak. Amaridhes sulla sinistra. Telefoniamo a Gregory, l’harbour master del porto di Naxos, informandolo che saremmo arrivati nel giro di un’ora. Appena terminata la telefonata, sento uno strano rumore provenire dall’elica. Di riflesso metto immediatamente il motore in folle. Dico a Tania che quasi certamente abbiamo preso qualcosa nell’elica. Aspetto una trentina di secondi e ingrano la retromarcia. L’elica non gira bene. Metto nuovamente in folle. Comincio a pensare che mi toccherà andare in acqua per vedere di che cosa si tratta. Purtroppo ci troviamo nel punto più stretto del canale, tra la secca di Ak. Amaridhes sulla sinistra e gli scogli affioranti della costa occidentale di Naxos sulla destra. Murphy purtroppo colpisce sempre. In più non c’è vento e non si possono utilizzare le vele per spostarsi in un’area più sicura. Attendo altri trenta secondi, riprovo a mettere la marcia in avanti dando un po’ di gas e, grazie a Dio….. miracolo!! Vedo emergere, a poppa, un enorme sacco in plastica trasparente. La fortuna questa volta ci ha assistito. Riprendiamo sollevati il tragitto. Arriviamo al Marina di Naxos preceduti di poco dalla barca di Christian e Raphaelle che faticano un po’ ad ormeggiare a causa di un problema al motore che non tiene il minimo. Mentre attendo che terminino la manovra entra in porto un grande peschereccio. Nel vederlo arrivare ingrano la retro per lasciargli sufficiente spazio di manovra. Nonostante ciò, il suo equipaggio, che non lo ha capito, comincia ad urlare di scostarmi. Gli faccio segno di passarmi a dritta dove c'è ampio spazio per passare. Poi, visto che continuano ad urlare senza ragione, li mando a male parole a quel paese. Ormeggiamo accanto a l’Admiral 1050 di Christian. Mostriamo a Gregory i documenti della barca e paghiamo lo stazionamento per due notti, 40 euro. Scesi a terra pranziamo da “Ammos”. Ordiniamo un saganaki, un’insalata verde con pesce affumicato, patate all’aglio e sardine alla griglia. Tutto squisito. In un negozio sul lungomare compriamo qualche bottiglia di liquore artigianale dell'isola e, mentre Tania va dal parrucchiere, me ne ritorno in barca. Si è alzato il vento da sud-est  e la nostra banchina, che è la più esterna del porto, prende un po’ d’onda. Nulla di preoccupante, se non fosse che un idiota con un cabinato a motore nel tentativo di infilarsi nello spazio libero alla mia dritta passa talmente vicino alla prua di Habibti che aggancia la catena. Balzo a prua e con tutto il fiato che ho in gola gli urlo di fare immediatamente retromarcia prima che la sua barca, spinta dal vento, scada definitivamente contro la mia prua. Il tipo è nel panico totale, ma le mie urla, piuttosto determinate, tanto per usare un eufemismo, lo inducono ad esguire in tempo la manovra. Qualche secondo in piuù e sarebbe venuto a sbattere. allontanarsi. Poco dopo ormeggia accanto a noi un Sun Odissey 45 con due ragazzi a bordo. Lo skipper si chiama Alex. Nel fare la sua conoscenza mi dice che la sua famiglia è di origine russa, ma che lui è nato e sempre vissuto in Grecia. È veramente gentile. Fa charter giornalieri e mi mette in guardia sul fatto che il pontile al quale siamo ormeggiati è piuttosto pericoloso. In particolare, mi suggerisce di allontanare ulteriormente la poppa dalla banchina in quanto i grandi traghetti sono soliti entrare nel limitrofo porto commerciale a tutta velocità provocando delle onde tali che le barche che non sono ormeggiate a debita distanza vengono letteralmente scaraventate contro la banchina. Lo stesso rischio si corre quando soffiano forti venti da sud. Esattamente quanto accadrà domani, essendo previsto un vento da sud-est forza 6. A sentire queste informazioni, comincio a pensare che l'indomani sarà meglio non trascorrere qui la giornata. Alex nel frattempo ha indossato la muta per andare a posizionare una cima ad un corpo morto sul pontile opposto al nostro. Gli chiedo la cortesia di controllare che intorno all'elica di Habibti non sia rimasto nessun pezzo del sacchetto di plastica che vi si era attorcigliato. Fortunatamente è tutto a posto. In serata invitiamo a bordo Christian e Raphaelle con i quali restiamo a chiacchierare fino a tardi.

(Giornale di bordo)

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