Sveglia presto anche se non abbiamo eccessiva premura di partire. In mattinata il vento da nord-est è ancora abbastanza forte e comincerà a diminuire solo verso le 10. Il pescatore la cui barca è ormeggiata alla boa accanto a noi la notte scorsa non è uscito in mare. Nel fiordo, che ha riacquistato la sua tranquillità, c’è un altro piccolo gozzo che sta buttando le reti. Lasciamo la boa verso le 8 risalendo di bolina il tratto di costa che separa Palionisos dal passaggio tra Kalymnos e Leros. Sul lato orientale degli isolotti che si trovano fra le due isole hanno installato degli allevamenti ittici. Nel passaggio accendiamo il motore. Il vento intorno ai due capi fa strani giri. C’è ancora molta onda residua provocata dal forte vento di ieri. La sagoma di Levitha e, più lontano, le ripide pareti di Amorgos si vedono all’orizzonte. Facciamo una bella navigazione a vela con una media di 6 nodi di velocità. Sulla dritta vediamo due altre vele: una che procede nella nostra stessa direzione e proveniente da Patmos e l’altra che attraversa in senso opposto. Percorriamo abbastanza rapidamente la ventina di miglia che separano Leros da Levitha. Quest’ultima è un’isola davvero affascinante. Sul suo lato meridionale vi è un ancoraggio spettacolare, ridossato da tutti i venti. Nel suo ramo orientale vi sono alcuni gavitelli. Ci ormeggiamo ad uno di essi. Guardandoci intorno sembra di trovarsi nelle acque di un lago tanto il mare è calmo. Sull’isola vive una sola famiglia, che gestisce le boe e una piccola taverna. Il capo famiglia si chiama Manolis e facciamo la sua conoscenza poco più tardi quando insieme ad uno dei suoi figlioletti viene a riscuotere i 9 euro da pagare per il gavitello. Vivere in questo posto è come vivere fuori dal mondo. Forse uno dei luoghi più belli tra quelli che abbiamo visitato in questa parte di Mediterraneo. Poco dopo ormeggia accanto a noi una barca a vela battente bandiera francese. Sono Dominique e Anne sulla loro “Reve à deux”. Scambiamo due chiacchiere con loro prima che scendano a terra e li invitiamo a bordo per trascorrere insieme la serata. Per pranzo preparo una pasta a base di lenticchie con un sugo di pomodorini, capperi, olive nere e tonno. Davvero squisita. Nel pomeriggio arriva un’altra barca a vela con bandiera svedese ma a giudicare dalla bandiera che sventola sulla sartia di sinistra l’equipaggio deve essere di nazionalità israeliana. Hanno qualche problema al motore che in fase di ormeggio continua a spegnersi. Lo skipper non pare molto preoccupato della cosa. Dopo pranzo ci addormentiamo in pozzetto. Ci svegliano, verso le sette di sera, Dominique e Anne che si presentano con una bottiglia di Sauvignon Blanc. Seduti sottocoperta ci raccontano di essere di ritorno a Le Sable d’Olone, loro “port d’attache”, dopo aver fatto il giro del mondo. Sono partiti nel 2018, dopo aver completamente rimesso a posto la loro barca personalmente. Dalla Bretagna, alle Isole Falkland, la Terra del Fuoco attraverso lo stretto di Beagle e poi quello di Magellano, la Polinesia, la Nuova Zelanda, dove hanno vissuto un anno e poi l’Indonesia, La Réunion, il Mar Rosso e ora la Grecia. Davvero entusiasmanti le loro storie, sempre raccontate con la modestia che caratterizza i veri marinai. Trascorriamo con loro una bellissima serata e ci ripromettiamo di rivederci il giorno dopo ad Amorgos dove anche loro sono diretti.
(Giornale di bordo)
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