CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 21 agosto 2023

Ay Apostoloi - Kotte

Trascorriamo un'altra notte tranquilla in rada. Nel golfo di Volos il Meltemi arriva molto attutito rispetto alle limitrofe Sporadi nelle quali in questi giorni continua a soffiare molto forte. Sono quasi le 10 quando salpiamo. Insieme a noi partono anche le altre due barche a vela accanto a noi. Superiamo capo Ak. Kefalos e puntiamo verso ovest in direzione di Kotte, un porticciolo che si trova a circa 6 miglia di distanza. Ce ne avevano parlato bene Claudio e Francesca, la coppia di italiani conosciuti a Ormos Vathilikou alcuni giorni fa. Il vento è da nord-ovest sui 5 nodi. Ormeggiamo in banchina accanto ad una piccola barca a vela con una coppia di tedeschi a bordo che non ci danno il minimo aiuto nella manovra d'ormeggio. A guardarli con un po' di attenzione, mi paiono due squinternati. La poppa della loro barca di tanto in tanto tocca contro la banchina, senza che nemmeno vi sia un parabordo a proteggerla. Sembrano del tutto incuranti del fatto, tanto che scendono a terra sedendosi ad un tavolo del ristorante limitrofo per bersi una birra lasciando la barca a sbattere. Partiranno una mezzora più tardi. Quando alano l'ancora mi accorgo che hanno dato a malapena una decina di metri di calumo su un fondale di quasi 5 metri. Poco più tardi ormeggia accanto a noi un Oceanis 393 con bandiera polacca. Con Tania li aiutiamo con le cime. Anche loro danno poca catena e quindi in mattinata saranno costretti a ripetere la manovra. A differenza dei tedeschi, almeno questo equipaggio è simpatico ed educato. Facciamo anche la conoscenza di Margherita e Jean-Francois. Il loro Oceanis 411 è ormeggiato all'inglese al molo che si trova sulla nostra destra. Sono una coppia molto simpatica. Ci dicono che da alcuni lasciano la barca a svernare al Lividitis Yacht Yard, un cantiere economico ed affidabile che si trova a Limini. Ci facciamo lasciare il numero telefonico, nel caso in futuro ci potesse servire. Jean-Francois mi dice che nella zona di Limini il mare è quasi sempre calmo, anche quando nel canale dell'Eubea il vento alza parecchia onda. Un'altra cosa da tenere presente in futuro, nel caso ci capitasse ancora di risalire la parte settentrionale dell'Eubea in estate, quando il soffia forte il Meltemi. Sospendiamo l'interessante conversazione quando arriva il taxi che li porterà a Trikeri, il paese che si trova sulla collina retrostante ad una decina di chilometri di distanza. Nel corso della mattinata il vento aumenta leggermente di intensità e sulla banchina si crea un po' di risacca. Pranziamo nel ristorante che si trova poco lontano da Habibti. Il cameriere, all'inizio un po' bubero, piano piano si addolcisce. Tania, con il suo solito modo di saper trattare con le persone, prima della fine del pasto riesce addirittura a farlo sorridere. Spesso abbiamo constatato che questo atteggiamento, all'apparenza un po' chiuso da parte di alcune persone, dipende esclusivamente dal fatto che parlando solo la loro lingua, in questo caso il greco, hanno difficoltà nel comunicare. E così si trincerano dietro ad una maschera severa che, tuttavia, cade in fretta se dall'altra parte si fa un piccolo sforzo. Il pranzo di pesce è davvero ottimo. Nonostante la caviglia ferita decidiamo comunque di andare a camminare un poco. Risaliamo lungo un sentiero che si inerpica lungo il fianco della collina fino a raggiungere la strada checonduce a Trikeri. Il primo tratto è pavimentato poi diventa sterrato e quindi un po' più disagevole. Ci imbattiamo nei ruderi di alcune case e in una fontana in pietra dalla quale sgorga dell'acqua freschissima. Raggiunta la strada asfaltata la percorriamo per un paio di chilometri fino ad un tornante. Di qui la vista sulla costa e sul mare sottostante è davvero panoramica. Da questa posizione sopraelevata assistiamo alla manovra d'ormeggio di una barca a vela che da fondo nella parte più ridossata del porticciolo legando le cime a due bitte che si trovano proprio davanti ai tavoli del ristorante. Ripercorriamo a ritroso la strada dell'andata. Dopo questa lunga camminata la caviglia mi fa decisamente male, tanto che non riesco a camminare senza zoppicare. Mi rendo conto di aver esagerato. La sera ci ritroviamo con Margherita e Jean-Francois e proseguiamo la conversazione interrotta la mattina. Ci raccontano di essersi conosciuti alcuni anni fa in Indonesia. In estate girano l'Egeo in barca e trascorrono l'inverno in India dove, a bordo della loro Royal-Enfield, viaggiano alla scoperta di quel'enorme paese. Si tratta di una coppia decisamente originale, con la quale sentiamo di condividere alcuni punti in comune. Nel corso della conversazione scopriamo che una zia di Margherita, la cui famiglia è originaria e vive a Roma, era solita trascorrere le vacanze estive a Cesana, il piccolo paese in montagna dove sono nato e ho trascorso la mia infanzia. Un altro di quei casi che ti confermano di quanto, a volte, sia davvero piccolo il mondo.

(Giornale di bordo)

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