CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 18 agosto 2023

Ormos Loutro - Ormos Nies

 
Notte calma. Oggi intendiamo raggiungere la baia di Ormos Nies che si trova ad una decina di miglia più a nord. Partiamo sul presto e passando accanto alla barca di Gianfranco e Luisa, che sono già svegli, li salutiamo. Ci dicono che oggi si sposteranno a Orei, nel canale di Trikeri, dando fondo all'esterno del porticciolo in un'area protetta dalla diga foranea. Non c'è vento e procediamo a motore. Alle 10.30 raggiungiamo la nostra destinazione. La baia è molto bella ed è un ridosso perfetto da tutti i venti. L'unica direzione dalla quale potrebbe risultare un po' esposta è il nord-ovest. Diamo fondo tra la barca bretone che avevamo visto ieri al nostro arrivo a Ormos Loutro e una battente bandiera olandese. Le uniche due che ci sono nella rada. Gli olandesi se ne vanno poco dopo e noi ci spostiamo al loro posto. In questo punto il ridosso è davvero perfetto, anche nell'eventualità il vento girasse da nord. , che da un lato risulta meglio protetto nel caso il vento girasse da nord. A poche centinaia di metri davanti a noi ci sono alcuni pontili in legno un po' malandati ai quali sono ormeggiate delle piccole barche a motore, mentre un po' più lontano, alle spalle di una stretta striscia di sabbia, si trova un campeggio dal quale proviene un distante vociare di gente e il rumore di un generatore. Verso mezzogiorno decidiamo di scendere a terra. Dovendo raggiungere la riva a nuoto, nella borsa stagna mettiamo un paio di pantaloncini, una maglietta e un paio di scarpe. Raggiunta la terraferma imbocchiamo una strada sterrata che conduce ad un'abitazione immersa nella vegetazione sulla punta di un piccolo promontorio sulla nostra sinistra. La percorriamo in senso opposto, in direzione del pontile e del campeggio. Dopo circa un chilometro la strada diventa asfaltata e dopo un altro chilometro questa si immette sulla strada principale che conduce ad alcune case. Non si tratta di un vero e proprio paese in quanto non ci sono negozi, ma di abitazioni utilizzate per lo più per le vacanze estive. L'unico esercizio commerciale è una taverna. Oltrepassata quest'utima, dopo una leggera discesa, ci imbattiamo in un grosso cane accucciato al bordo della strada. Ha tutta l'aria di essere randagio, ma non ha l'aria aggressiva. Come sono solito comportarmi in questi casi gli passo accanto ignorandolo. Lui, restando accucciato, si limita a  fare un timido abbaio. Lo superiamo e, poco dopo, senza che mi accorgessi che mi si stava avvicinando alle spalle, sento un morso alla caviglia sinistra. Mi giro istintivamente e lo allontano con un calcio. Purtroppo il danno è fatto: la caviglia è sanguinante e, ai due lati del tendine d'Achille, vi sono due profonde ferite provocate dai denti del cerbero. Mi rivolgo a due signori che vedo nel cortile di una casa limitrofa. Uno di loro va a prendere uno spray disinfettante che metto sulla ferita che continua a sanguinare. Mi conferma che il cane è randagio e che aveva morso anche lui al braccio un po' di tempo fa. Poco dopo sopraggiunge il padrone della taverna. E' un ragazzo di meno di trent'anni. Si chiama Dimitri. Mi dice che alcuni mesi fa lo stesso cane aveva morso anche lui all'avanbraccio. Pur avendo denunciato il fatto né la polizia né il Comune fino ad ora hanno fatto niente. Anche perchè un gruppo di animalisti locali si oppone fermamente a che il cane venga soppresso, nonostante mostri chiare turbe comportamentali. Sopraggiunge di lì a poco anche il giovane proprietario della vicina taverna che mi dice che il cane in questione nel corso dell'estate ha già morso almeno una decina di persone. Tra le vittime vi è stato anche un bambino. Chiedo a Dimitri se nelle vicinanze vi sia una farmacia. La più vicina si trova a Sourpi, un villaggio dall'altra parte della montagna ad una decina di chilometri di distanza. Purtroppo qui non ci sono taxi e Dimitri si offre gentilmente di accompagnarci lui. La strada si inerpica con una serie di tornanti fino ad un colle che si affaccia su di un'ampia pianura coltivata. Nell'ambulatorio della guardia medica il dottore mi disinfetta con del mercurio cromo prescrivendomi degli antibiotici e un siero antitetanico da comprare in farmacia. Purtroppo il farmacista mi dice di esserne sprovvisto. Pare che in questo periodo in Grecia vi sia una penuria di molti medicinali di base. Lo stesso ospedale di Volos, la città più vicina, sembra averne terminato le scorte. E' un vero problema, in quanto la ferita si sta infettando. Il farmacista, amico di Dimitri, mi promette che farà di tutto per cercarne una dose. Appena riuscirà a trovarla ci telefonerà. Con questa promessa e una vaga speranza Dimitri ci riporta alla sua taverna. Sono gia' le 14 e per il momento non ci resta altro da fare che attendere. Decidiamo di pranzare qui e ordinoamo un'insalata e delle cozze saganaki. Uno degli avventori del locale ci racconta che il cane in questione era stato adottato dalla gente del posto quando era ancora un cucciolo. Essendo femmina era stata fatta sterilizzare e, sempre gli abitanti del luogo, si era occupati di farla curare quando una volta era stata investita da un auto. Per anni il cane non aveva dato nessun problema, ma nell'ultimo periodo ha cominciato ad aggredire i passanti. Un'altro degli avventori, aggiunge, che a suo parere i proprietari delle case della zona hanno interesse ad avere un cane aggressivo nei paraggi in quanto in inverno, quando le case sono disabitate, ne fa la guardia. La buona notizia ci arriva invece dal farmacista. Con un po' di fortuna è riuscito a trovare una dose di antitetanica che avrà disponibile in serata. Anche Dimitri, che fin'ora si è preso cura di noi, ne gioisce e non solo rifiuta di essere pagato per il pranzo che vuole assolutamente offrirci, ma ci accompagna prima in auto e poi con la sua barca ormeggiata al pontile fino su Habibti dicendoci che verrà a riprenderci in serata. Siamo veramente commossi da tanta disinteressata generosità d'animo. Così, in attesa che il nostro amico ci venga a riprendere, trascorriamo il resto del pomeriggio in barca. Io con il piede a mollo. L'acqua salata non può che fungere da disinfettante. Alle 19 Dimitri ci viene a prendere e ci porta in farmacia dove, finalmente, mi fanno l'agognata puntura. Un'oretta più tardi siamo nuovamente in barca, sempre accompagnati dal nostro angelo custode. A questo punto, nonostante la caviglia mi faccia male, abbia fatto l'antitetanica e abbia iniziato a prendere gli antibiotici, un gin tonic non me lo leva proprio nessuno. Dopo una giornata simile è decisamente meritato.
 
(Giornale di bordo)   

Nessun commento:

Posta un commento