Ebbene sì. Come dico spesso, i programmi sono fatti per essere modificati. Così, invece di restare a Porto Vecchio fino a martedì mattina, come si era pensato, decidiamo di effettuare oggi la traversata fino all’isola d’Elba. Le condizioni di vento e di mare sono ideali. Tanto più che nei prossimi giorni, per almeno una settimana, è previsto il passaggio di un paio di perturbazioni. Con un vento da est-sud-est in 16 ore riusciamo a percorrere tutta la tratta in un solo bordo tutto al gran lasco. Anche oggi, tuttavia, purtroppo non sono mancate le sorprese. Infatti, dopo il problema al genoa, poi alla drizza del genoa, oggi non poteva essere che la volta della randa. Eh sì….. queste vele non ne possono proprio più! Ormai l’epex, il materiale di cui sono costruite, si sta delaminando in molti punti e sia la randa che il genoa sono veramente affaticati. E così, mentre stiamo veleggiando su un bel mare con 12 nodi di vento, alzando lo sguardo vedo che sulla randa al livello della terza crocetta si è formato uno strappo del rivestimento esterno della vela lungo circa un metro. Non mi resta che ammainarla fino al punto interessato e ripararla con il nastro che ho a bordo. Al fine di poterla tenere il più possibile tesa e potere incollare il nastro su una superficie uniforme prendo due mani di terzaroli. La riparazione esteticamente non è un granché, ma almeno il danno è riparato. Habibti solca le onde ad una media di 6 nodi. Verso sera il vento dovrebbe rinforzare girando un poco da sud. Il sole tramonta dietro le montagne innevate della Corsica poco dopo le 17. I contorni dell’isola di Montecristo si delineano all’orizzonte. Alle 20.40 siamo al traverso di Scoglio Africa. Alle 21.30 al traverso del faro di Pianosa. Il vento è rinforzato, ma purtroppo non da sud, bensì da est. Il che mi fa temere per il nostro ridosso, una volta arrivati a Porto Azzurro. Nel tratto di mare tra Pianosa e Capo Calamita incrociamo due grosse navi porta container. Ci sfilano entrambe ad un miglio di distanza davanti alla nostra prua. L’onda cresce ulteriormente. A mezzanotte siamo al traverso del citato capo che delimita la parte sud orientale dell’isola d’Elba. Giunti a Cala Mola, la baia antistante Porto Azzurro dove dobbiamo trascorrere la notte, purtroppo i miei timori sull’affidabilità del ridosso nelle condizioni di mare attuali si rivelano fondati. La baia risulta sì protetta dal vento, ma vi entrano delle onde molto lunghe e decisamente fastidiose. Proviamo ad ormeggiare all’inglese alla pompa di benzina, ma anche qui la risacca è davvero troppa. Il rischio, nonostante la sfilza di parabordi, è di fare qualche danno alla murata. Il pontile limitrofo, a cui vado a dare un’occhiata e al quale sono ormeggiate a debita distanza alcune barche stanziali, ondeggia come un dannato. D’altra parte, proprio qui alcuni anni fa avevamo avuto una pessima esperienza, da non ripetere, un giorno con forte scirocco. L’unica è dare fondo davanti al cantiere “Golfo di Mola” dalla parte opposta della baia dietro ad un piccolo pontile frangiflutti galleggiante che viene utilizzato per proteggere l’invaso di alaggio delle barche. Non è il massimo, ma è la soluzione migliore che si possa adottare. Intanto si sono fatte le 2.30 del mattino. Siamo talmente stanchi che appena ci stendiamo, io sul divano e Tania in cabina ci addormentiamo entrambi come sassi.
(Giornale di bordo)

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