CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 4 maggio 2018

Trizonia - Galaxidhi


Come previsto il vento è cambiato. Da ieri sera e per tutta la prossima settimana dovrebbe soffiare da ponente facilitando la nostra discesa verso il Canale di Corinto. La barca degli olandesi è partita ieri col buio. Prima di lasciare l'ormeggio mi hanno detto che vorrebbero superare il Canale già domani per evitare di trovarsi per mare con i temporali annunciati nei prossimi giorni. Non mi pare un'ottima idea. Avrebbero potuto partire domattina presto. A mio avviso partendo ora si troveranno certamente ad affrontare l'onda residua dei giorni scorsi e per i tre bambini piccoli a bordo che nella notte staranno all'interno della barca il mal di mare è quasi assicurato. Le miglia per Galaxidhi, la nostra meta odierna, sono circa una ventina. Il mare stamattina è più calmo e il vento ci spinge alle spalle. Nell'ampia baia che precede il capo antistante il Golfo di Itea il vento cessa. Alex mi aveva preannunciato questa eventualità. Pare che in quest'area questo fenomeno accada spesso, anche quando al centro del Golfo di Corinto il vento è forte. Per entrare nel fiordo di Galaxidhi provenendo da ovest, come indicato dal portolano, passiamo tra i due isolotti di Apsifia e Ay Georgios lasciando poi sulla sinistra una grande meda rettangolare in cemento. Avvicinandosi al paese colpisce la grande chiesa sulla collina che spicca tra le altre case. Alla banchina sono ormeggiate alcune barche a vela, tra le quali alcune stanziali. Ci aiuta con le cime d'ormeggio un signore canadese che, insieme ad altre due sue connazionali, ha affittato la barca a Salonicco ed è diretto a Lefkas. Partirà poco dopo per Trizonia ma lo vedremo rientrare nel pomeriggio. Ci dirà di aver dovuto fare dietro front a causa delle alte onde che si è trovato ad affrontare appena uscito in mare aperto. Forse avrebbe dovuto procedere più sottocosta usufruendo di un maggiore ridosso dal vento che soffia da ovest. Una volta ormeggiati ne approfitto per lavare la barca e fare il pieno d'acqua. C'era bisogno di entrambi. Tania invece scambia due parole con un signore italiano dall'aria un po' snob che ha ormeggiato lì accanto il suo Elan 40. Ci dice di avere casa in paese e che la barca è qui fissa da alcuni anni, anche in inverno. Dopo che ci siamo seduti all'ombra in un bar proprio di fronte si accosta ad Habibti una delle due barche a vela degli inglesi che avevamo visto nei giorni scorsi a Trizonia. Si chiama "Scarlett" e lo ha scritto da tutte le parti. Li aiuto nell'ormeggio, ma dopo cinque minuti devo precipitarmi a chiudere tutti gli oblò che avevo lasciato aperti. Il mio vicino, infatti, nel lavare la barca, sta praticamente rilavando per una seconda volta anche la mia senza rendersi conto che l'acqua potrebbe entrare all'interno. Sempre mentre siamo seduti al bar un taxista ci propone di accompagnarci alla vicina Delfi. Tranne il lunedì, il sito archeologico chiude alle otto di sera. In effetti avremmo il tempo per visitarlo, ma fa molto caldo e mia madre non mi pare entusiasta di scarpinare sotto il sole. Sarà un buon motivo per ripassare da queste parti una prossima volta. Verso sera la banchina si anima di nuovi arrivi. Tra questi, quello di Massimiliano, l'originale giovane armatore di un HR 352. Ci dice di aver trascorso gli ultimi anni in Egeo e che ora sta ritornando a Caorle dove ha intenzione di vendere la barca. Sua moglie, prosegue, ha deciso di trasferirsi alle Canarie comprando lì una casa che in qualche modo occorre pagare e, a meno di chiedere il divorzio, la barca è diventata l'inevitabile vittima sacrificale. "D'altra parte", commenta ironico, "se divorziassi poi chi mi mantiene?". Un personaggio, Massimiliano. Dopo il tramonto facciamo un giro in paese. Una cosa che mi ha colpito nelle varie località che fino ad ora abbiamo visitato della Grecia è come la maggior parte delle strade nei vari paesi siano tutte molto bene intrattenute, solitamente con un porfido o con blocchetti in cemento colorati in perfetto stato. Proprio come da noi, rifletto, pensando tristemente alla condizione delle strade nella nostra capitale, ma non solo. Finalmente riusciamo a visitare anche una chiesa che, come tutti i luoghi di culto ortodossi, è particolarmente ricca di addobbi tra cui numerose statue, drappi ed icone. Ci fa entrare un'anziana signora vestita di nero e con l'aria compita. Anche per questo motivo entriamo in punta di piedi e nel massimo silenzio, bisbigliando a bassa voce nel momento in cui decidiamo di accendere un piccolo cero. Poi, con massima discrezione ci sediamo, sempre sotto il suo sguardo attento e vagamente severo. Abbasso anche la suoneria del telefono, che mi ero dimenticato di spegnere. Non sia mai che si metta a suonare proprio in questo momento. Sono sicuro che sarei fulminato all'istante dalla vecchietta. Poi fa l'ingresso in chiesa un'altra signora, sempre vestita di nero, che avevamo notato mentre bagnava i fiori nel cimitero di fronte la chiesa. Le due si mettono a parlare tra loro discutendo ad un tono di voce altissimo, quasi urlando. Le voci rimbombano in tutto l'edificio che le amplifica ulteriormente. Sembra di essere stati catapultati improvvisamente nel bel mezzo del mercato di Ballarò. Penso a tutto il nostro timore di essere redarguiti e non possiamo trattenere una risata di cuore. Ceniamo sulla terrazza di uno dei ristoranti sul lungomare. Prima di andare a letto e ripensando alla nostra giornata non posso che considerare Galaxidhi come un bel posto, che ci lascierà decisamente un bel ricordo.

(Giornale di bordo)

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