CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 1 ottobre 2018

Olympic Marina - Korissia (Kea)



Prima di muoverci per la vicina isola di Kea confermo l'alaggio di Habibti per giovedi' prossimo. Anticipo anche a Mr. Sotiriou, il responsabile dell'ufficio tecnico del Marina, i lavori che intendo far fare mentre la barca sara' a terra. Poi passo in banca a pagare il 50% del dovuto per l'alaggio, il lavaggio dell'opera viva, la pulizia della carena e due mani di antivegetativa autolevigante. Il resto dei lavori saranno pagati a parte. I prezzi dell'Olympic non sono tra i piu' economici, soprattutto se si pensa che siamo in Grecia, ma fino ad ora il cantiere si e' comportato correttamente per quanto riguarda l'efficienza e la qualita' dei lavori effettuati. Purtroppo il poco tempo che abbiamo a disposizione spesso non ci consente di cercare soluzioni meno onerose, che certamente esistono. Andando per mare, soprattutto quando ci si muove a vela, il tempo che si ha a disposizione e' davvero tra le cose piu' preziose. Sempre in mattinata restituiamo all'agenzia dove lavora il simpatico Dimitris l'auto affittata. A mezzogiorno, come previsto, smette di piovigginare e lasciamo il Marina. Superato il capo meridionale di Makronisi, puntiamo in direzione di Korissia, che si trova in un'ampia baia nella parte nord occidentale di Kea. C'e' una leggera brezza da sud e apriamo randa e genoa. Aiutiamo le vele con un po' di motore, il che ci permette di superare un paio di barche a vela che utilizzano solo quest'ultimo. In tre ore scarse percorriamo le 13 miglia che separano Kea dalla terraferma. Ci ormeggiamo in banchina che a quest'ora e' ancora poco affollata. La maggior parte delle barche, e oggi in mare ce ne sono proprio tante, preferiscono dirigersi nella limitrofa Vourkari. Ritengo che la nostra scelta di fermarci a Korissia sia migliore in quanto questa notte il vento girera' da ovest e quest'ultima risultera' meglio ridossata. Mentre ci beviamo una birra seduti sulla tuga una dopo l'altra arrivano alcune nuove barche. Sono tutti charter e le loro manovre d'ormeggio, come al solito, sono un disastro. L'unica ad ormeggiare impeccabilmente e' la giovane skipper che e' al timone di un 16 metri dal disegno molto simile agli Swann di Sparkman&Stephens della fine degli anni '70. Piu' tardi ci dira' che si tratta di una barca costruita in Grecia proprio in quel periodo. Intorno a noi tutti gli equipaggi sono composti da tedeschi, inglesi o altri nordici. Soprattutto gli inglesi, raramente ti offrono il loro aiuto quando ti avvicini alla banchina per ormeggiare. Il piu' delle volte o fanno finta di non vederti o ti guardano inespressivi, con il bicchiere in mano, seduti in pozzetto. I tedeschi, invece, nella maggioranza dei casi o sono chiusi e spesso imbronciati, come i nostri due vicini odierni, oppure, se hanno bevuto un goccio, diventano grevi e maleducati. Per questo preferiamo l'inverno, la primavera e il tardo autunno, quando per mare ci vanno in pochi. Una volta sicuri che nessuno potra' spedare la nostra ancora affittiamo un motorino e facciamo un salto fino a Vourkari. Anche li' in banchina non c'e' piu' un buco e molte barche sono alla fonda. Poiche' e' quasi buio rinviamo a domani il giro dell'isola. Andiamo a cena da Rolando's, una taverna che ci ispira. In effetti il cibo e' ottimo ed i prezzi contenuti. Conosciamo anche l'estroverso proprietario e gli chiediamo del perche' di quel nome, Rolando, che di greco non ha molto. Ci risponde che suo padre era italiano, originario di Genova. "Il mio cognome e' Spinola" aggiunge, "e sono nato a Corfu''. "Amo moltissimo il mio lavoro, ma e' estremamente stancante". "In questo periodo mi alzo tutte le mattine alle 4, vado a comprare il pesce e poi cucino molti dei piatti per la giornata. A pranzo e cena prendo le ordinazioni e seguo quanto accade in cucina. Lavoro senza sosta almeno 18 ore al giorno".  "Inoltre", continua," benche' i miei figli si occupino degli altri due ristoranti e dell'albergo che abbiamo a Corfu', di fatto seguo a distanza anche queste altre attivita'". Una vita bella  piena quella del simpatico Rolando. Poi si intrattiene con un gruppo di americani attempati seduti ad un tavolo accanto. Gli chiede, non so seguendo quale ragionamento, se siano ebrei. Il piu' anziano di loro, ironicamente gli risponde: "Yes, I am jewish, but I have no money". Dopo uno "tsipouro" e pagato il conto ce ne torniamo in barca e, un po stanchi,  ce ne andiamo a dormire.

(Giornale di bordo)  

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