Lasciamo Kabul dopo un mese e mezzo piuttosto
pesante, segnato da una serie di attentati. Ritrovarci, dopo alcune ore di
volo, prima ad Istanbul e poi a Napoli ci da l'impressione di atterrare su un
altro pianeta. Il taxi che dall'aeroporto di Capodichino ci porta al Porto si
districa abilmente nel traffico dell'ora di punta e riesce a farci prendere il
traghetto delle 19.25 che ci porterà a Procida. Saliamo sul ponte e seduti
all'ombra ci gustiamo il momento. La traversata è breve e alle 20.30 sbarchiamo
sul pontile di quella che è la nostra isola preferita delle Flegree. Siamo
impazienti di rivedere Habibti che troviamo ormeggiata pressochè da sola sul
pontile. Per salire a bordo e montare la nostra passerella scarto un primo asse
in legno posto vicino a noi. Ne prendo un'altro appoggiato poco lontano che mi
pare un po' più solido. Salgo sulla barca, apro il tambuccio e mi avvio per ridiscendere a
terra per portare la sacca con le nostre cose a bordo. Giunto a metà dell'asse,
sentire un "crack" improvviso e ritrovarmi in acqua è un tutt'uno.
Fortunatamente lo spazio tra la barca e il pontile è abbastanza ampio e me la
cavo con una sbucciatura sotto il ginocchio. Che sfiga!!! Mi consolo pensando
che poteva andare peggio. Per cena mangiamo una pizza in uno dei ristoranti sul
porto, proprio davanti al Circolo dei Capitani di lungo corso. Siamo stanchi e
il vino bianco fresco della casa, seppur non eccezionale, ci da il colpo di
grazia. Rientrati in barca ci addormentiamo immediatamente.
(Giornale di bordo)
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