La prima cosa fatta questa mattina è stato andare
dal benzinaio e far gonfiare i due parabordi a forma di pallone che ho comprato
recentemente e non ancora in uso. L'episodio di ieri pomeriggio mi ha infine
spinto ad utilizzarli, anche se un po' ingombranti. Una volta sistemati a
poppa, noleggiamo due motorini per la giornata. I mezzi risentono dell'uso
prolungato negli anni: luci che funzionano parzialmente, specchietti
retrovisori a pezzi, marmitte rumorose e che lasciano una scia fumosa e
puzzolente. Ma il motore è buono, anzi, a mio avviso, trattandosi di un
cinquantino è anche un po' "taroccato". La prima sosta la facciamo a
Capo Faro, poi Malfa, un bel paesino che si trova sulla costa settentrionale
dell'isola. D'obbligo, vista l'ora, la prima granita della giornata seduti
all'ombra di due pini marittimi sulla terrazza di un bar dal nome decisamente
poco autoctono: “Irish Café”. Granita spettacolare tanto che ne prendiamo più
di una provando alcuni dei diversi gusti disponibili. Impossibile trovarsi a
Salina e non andare a visitare, a Pollara, i luoghi nei quali sono state girate
alcune delle scene del "Postino", con Massimo Troisi. Suggestiva la
calata a mare dove nel film si trova la casa del padre pescatore del
protagonista. La casa (in realtà più un deposito di reti da pesca) era chiusa,
ma siamo comunque riusciti a immortalare la finestra dalla quale "Mario
Ruoppolo" cercava l'ispirazione poetica guardando la luna che si
specchiava sul mare. Il maestrale che oggi soffia forte e che provoca una forte
mareggiata rende il posto ancor più suggestivo. E' invece scomparsa, erosa dal
mare, la spiaggia sotto l'alta scogliera bianca sulla quale Mario registrava i
suoni dell'isola da inviare all'amico Noiret-Neruda dopo che questi aveva fatto
ritorno in patria. Anche la casa del "poeta" non è visitabile essendo
proprietà privata. E così, dopo la nostra sosta a Corricella in quel di
Procida, è terminato il nostro "pellegrinaggio" in omaggio ad un
grande attore e al romanzo di Antonio Skarmeta da cui il film ha tratto
ispirazione. Da Pollara, sempre sui nostri rombanti mezzi, ci spostiamo a
Rinella, sul versante meridionale di Salina. Un paesino che conserva ancora le
caratteristiche del villaggio di pescatori. Poi è la volta di Lingua dove
visitiamo l'azienda vinicola Hauner con relativa, e un po' deludente,
degustazione. Un unico e del tutto personale commento: la passione che deve
sicuramente aver ispirato il fondatore dell'azienda si è purtroppo persa
nell'ultima, un po' presuntuosa, generazione. Fortunatamente a rimanere
invariata è la qualità del vino. Ne compriamo qualche bottiglia per arricchire
ulteriormente la ormai variegata cantina di bordo. La serata termina "da
Alfredo". Nonostante ci avessero messo in guardia, non resistiamo a non
assaggiare il suo pane cunzato che, come ci avevano detto, è veramente
"'na mappazza". Mentre ceniamo assistiamo all'omaggio che la locale
amministrazione comunale dedica ad alcuni emigrati eoliani trasferitisi
all'inizio del secolo scorso negli Stati Uniti ed in Australia. Tralasciando i
toni sempre un po' patetici di questo tipo di manifestazioni, non si può non
pensare con una certa ammirazione a chi, a causa della miseria, ha abbandonato
il blu di questo mare e il calore di questo sole per andare a guadagnarsi un
pezzo di pane in paesi, certo con maggiori opportunità, ma dai
"colori" molto più tristi. Tristi, proprio come il suono delle reti
da pesca del padre di Mario, il Postino che la sua isola, invece, non la
abbandonò mai.
(Giornale di bordo)
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