La notte è trascorsa nella calma totale grazie anche all'ottimo ridosso. Lentamente cominciamo a prendere i ritmi della barca e della natura. Ci svegliamo con il chiarore dell'alba e ci prendiamo tutto il tempo necessario per alzarci, fare colazione e prepararci alla partenza. La temperatura durante la notte è ancora decisamente fredda e prima di uscire da sotto il piumone lasciamo che il Webasto acceso faccia il suo dovere. Gran cosa il riscaldamento in barca. E' un po' come il pilota automatico: due elementi che ti cambiano veramente la vita a bordo. Alle 9 recuperiamo l'ancora e una volta in mare aperto apriamo randa e genoa. Il vento soffia sempre da nord intorno ai 20 nodi. Risalendo verso Khalkis ci teniamo vicino alla costa occidentale dell'Eubea dove l'onda non ha il tempo di formarsi. La costa dell'isola, che i greci chiamano Evia e che i veneziani, che per molti secoli l'avevano amministrata, avevano denominato Negroponte, è montuosa e verdeggiante. L'isola è lunga ben 170 chilometri e non fa parte del classico circuito turistico. E' frequentata infatti soprattutto da greci ed è per questo che resta ancora oggi particolarmente genuina. Risalendo il golfo il vento gradualmente scompare. Ad un certo punto ci sembra di navigare nelle acque di un lago. La costa dell'isola e quella della terra ferma sono vicinissime e non essendoci una bava di vento l'acqua è immobile. Emozionante è anche vedere la cima innevata del Monte Dirfi, alto quasi 2000 metri, che appare all'improvviso appena superato il promontorio che precede Eretria. Mentre risaliamo a motore, un paio di traghetti fanno continuamente la spola tra quest'ultima località e Skala sulla terraferma, attraversando il breve tratto di mare che le separa. Verso le 12 chiamiamo al telefono il marina di Vourkari dove siamo diretti. Ci risponde l'ufficio della "port authority". L'incaricato ci dice di ormeggiare dove troviamo posto. Oggi gli uffici sono chiusi e lui ci fa presente di trovarsi lì per puro caso. Entriamo nel canale che conduce a Khalkis e segnalato da boe rosse e verdi poco dopo le 14 e transitiamo sotto il ponte stradale che unisce l'Eubea all'Attica. La sua altezza è tale da non porre problemi. Sulla riva appaiono qualche cantiere nautico dove stanno lavorando su alcuni traghetti e qualche complesso industriale. Il fondale è sugli 8 metri ma le boe e qualche meda rendono evidente il percorso da seguire. Oltrepassato il ponte giriamo a dritta e in pochi minuti entriamo nel marina. Come indicatoci ormeggiamo in un posto libero sul pontile più esterno, l'unico alla cui estremità vediamo il cancello d'accesso aperto. Ci aiuta nel passarci la trappa Yorgos, l'armatore della barca a vela accanto ad Habibti. Raramente ho visto una trappa così sporca di ogni genere di alga. Alcune danno l'impressione di essere orticanti tanto assomigliano a delle meduse. Purtroppo la colonnina di acqua e luce più vicina non funziona. Ci viene in aiuto Gerhard, l'armatore di origine austriaca di un Amel Maramu 2000 che con la moglie australiana Cherie hanno trascorso qui l'inverno. Ci fornisce gentilmente una prolunga per il cavo elettrico, oltre a quella per l'acqua. La prima me la dovro' procurare al più presto, mentre la seconda ce l'ho ma è ben piegata e stivata nel gavone a prua. Una volta ormeggiati ci dirigiamo a piedi nella limitrofa cittadina per chiedere quando prevedono che aprirà il ponte. Questo unisce i due lati dello stretto di Euripio, largo solo 40 metri, e che offre alla vista un singolare fenomeno. Nel punto di maggiore strozzatura, infatti, vi è una fortissima corrente che si inverte sette volte al giorno, con brevi periodi di tregua in cui la navigazione può svolgersi senza rischi. Già Aristotele si interrogava su questo strano fenomeno che, secondo alcuni scienziati, non sembra potersi mettere in relazione, almeno diretta, con il comune ciclo delle maree. Una lunga serie di leggende e molta storia gravitano intorno a questo passaggio e ai vari ponti che nei secoli ne hanno unito le due sponde. Noi, per il momento, riusciamo semplicemente ad acquisire la conferma che questa notte il ponte rimarrà chiuso e che aprirà solo nel momento in cui, oltre a noi, ne farà richiesta un'altra imbarcazione. Una litania che sentiremo ripetere come un mantra anche nei prossimi giorni. Avendo l'intera giornata di domani a disposizione, nella speranza che una seconda imbarcazione giunga al più presto in questa stagione di scarsissimo traffico, decidiamo di affittare un'auto in modo da dedicarci alla scoperta dell'isola. Christos, l'agente delle Europecar è gentilissimo. Prima che scenda il buio percorriamo a piedi il lungomare di Khalkis. E' pieno di esercizi commerciali, bar e ristoranti, tutti affollatissimi essendo il fine settimana. Ci imbattiamo anche nella copia di un cavallo di Troia chiedendoci che cosa ci faccia qui. Per cena decidiamo di restare in barca. Mi è preso un leggero disturbo intestinale, forse a causa del freddo, e quindi nulla di meglio di una buona minestra calda e una sana dormita. Oggi 28 miglia.
(Giornale di bordo)

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