CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 12 agosto 2019

Foca - Mandraki (Oinoussa)


Foca ci e' piaciuta davvero molto. Durante la nostra permanenza abbiamo anche apprezzato, una volta di piu', la particolare gentilezza dei turchi. Come quella del nostro vicino di barca che ci ha messo a disposizione la sua colonnina dell'acqua in quanto quella assegnataci dall'ormeggiatore non funzionava. Guardando le previsioni odierne e' atteso vento da nord-est forza 5 in attenuazione. La nostra destinazione e' l'isola greca di Oinoussa, a nord-est di Chios, a circa una quarantina di miglia di distanza. In considerazione delle previsioni avevo pensato di muovermi verso mezzogiorno, ma visto che nella baia di fronte al porto non si vedono le creste bianche che invece c'erano ieri al momento del nostro arrivo decido di anticipare la partenza. Lasciamo quindi l'ormeggio verso le 8,30. I nostri vicini stanno ancora dormendo avviluppati nelle coperte sul ponte superiore del loro caicco. Facciamo piano, in modo da non disturbarli. Sistemati i parabordi, alziamo le vele prendendo subito una mano di terzaroli, in quanto ho l'impressione che una volta in mare aperto troveremo il vento preannunciato. Ed infatti cosi' e'. Ci sono tra i 25 e i 30 nodi e un mare formato che prendiamo al traverso. Riduco un po' anche il genoa e in questo modo avanziamo ad una velocita' di 8 nodi. Habibti e' ben equilibrata e il timone e' leggero. Una navigazione decisamente divertente. Poi, prima di Karaburun, il capo a nord della penisola di Cesme, il vento gradualmente si calma fino a sparire quasi del tutto, tanto che dobbiamo addirittura accendere il motore. Dietro di noi c'e' un'altra barca a vela, che seguiamo anche sul plotter in quanto, come noi, e' dotata di AIS. Superato il capo il vento gira a nord-ovest e aumenta un poco. Montiamo il code 0 e rivolgiamo la prua verso l'ingresso del passaggio che separa Oinoussa da Chios. L'altra barca si dirige invece verso sud, probabilmente a Cesme. Navighiamo cosi' per circa un'oretta cercando di non perdere acqua. Poi il vento aumenta nuovamente e quando raggiunge i 14 nodi ammaino il code 0 e continuiamo con il genoa, mantenendo comunque una velocita' mai inferiore ai 6 nodi. In questo modo maciniamo in fretta le miglia che ci separano dalla costa greca. Ne approfitto per cambiare la bandiera di cortesia. Poi, proprio mentre stiamo imboccando il canale alle nostre spalle arriva un ferry della Aegean Lines diretto a Chios che ci precede nell'attraversamento dello stesso. Ho preferito evitare, anche se abbiamo allungato un po' il tragitto, lo stretto passaggio con fondali non molto profondi tra Oinoussa e la limitrofa Nisos Pasas. Forse in una baia di quest'ultima trascorreremmo la notte di domani. Superato il canale scendiamo al gran lasco fino allo scoglio di Prasonisia dove viriamo raggiungendo, in un unico bordo, l'ingresso del porto di Mandraki. La costa di Oinoussa ci da subito l'impressione di essere arrivati in Grecia. Intanto per l'enorme croce bianca posta sul suo crinale, poi per le abitazione, che sono poste sui versanti delle colline, dalla forma particolarmente aggraziata, non come i palazzoni in cemento che si e' spesso soliti vedere sulla costa turca. Il porto di Mandraki e' ridossato da tutti i venti e la protezione e' ulteriormente migliorata dopo che sono stati costruiti i due nuovi frangiflutti al suo ingresso. Ad ovest vi sono dei bassi fondali e il nuovo pontile dello Yacht Club, l'unico sul quale e' possibile trovare acqua ed elettricita'. Ci pare che esso sia riservato ai mega yacht che abbiamo visto alla fonda in una piccola baia non lontana dal paese e che in serata faranno il loro ingresso "trionfale" nel porto. Scopriamo cosi' che i piu' importanti armatori greci sono originari di questa piccola isola un po' fuori mano dell'Egeo e che essi sono soliti venire a trascorrervi le vacanze estive. Per questo l'hanno dotata di tutte le infrastrutture necessarie. Ci dicono che hanno anche delle ville splendidamente restaurate sull'isola, ma che preferiscono trascorrere il tempo sui loro yachts che, a vederli, sono dei veri e propri hotel a 5 stelle. La banchina alla quale ormeggiamo Habibti e' un poco piu' lontana ed e' per lo piu' occupata da barche da pesca e da barchini locali. Ci sono anche un paio di barche a vela battenti bandiera turca. Oinoussa non dista infatti che una decina di miglia da Cesme. Un membro dell'equipaggio di una di esse scende a terra e ci indica uno spazio libero. Gli dico che preferirei ormeggiare in un altro posto, accanto ad una delle due barche a vela, ma a gesti mi fa capire che quello e' riservato ad una barca locale che rientrera' in serata. Ormeggiamo quindi nel posto indicatoci, con la poppa non lontana da un piccolo gozzo di pescatori. Il piazzale retrostante, dove si trova anche un bar, e' deserto e fa una certa impressione sapere che siamo quasi a ferragosto. Mentre stiamo bevendo una birra seduti in pozzetto arriva un piccolo Moody, sempre con bandiera turca, al quale passo le cime. Dopo il suo arrivo, a parte i mega yachts, siamo in quattro barche a vela. Il posto sta diventando davvero affollato!!! Verso sera, facciamo due passi nel paese abbarbicato sulla collina, dirigendoci verso la chiesa di Ay Nicolaos che si trova nella sua parte sommitale. E' un grande edificio dipinto di azzurro e bianco che si staglia sulle restanti abitazioni. Mentre risaliamo le ripide stradine del paese, sentiamo dagli altoparlanti posti all'esterno della chiesa il Pope che sta dicendo messa. Arriviamo sul piazzale antistante quando la funzione e' appena terminata. Dalla chiesa escono soprattutto donne. Entriamo nell'edificio. L'interno e' tutto decorato e non c'e' uno spazio libero manco a pagarlo un milione. Drappi, statue, icone ed immagini di Santi ovunque, che i fedeli ancora all'interno baciano tutte in una sorta di pellegrinaggio prima di uscire. Il Pope e' un anziano prete dalla barba bianca e dall'aria austera. Restiamo seduti in contemplazione per una decina di minuti, anche per riprendere fiato e per riacquistare una temperatura corporea normale dopo la sudata fatta in salita. Ridiscendiamo al porto per una strada diversa fermandoci prima in un emporio per fare qualche acquisto alimentare, poi in un negozio dove compro una piccola barchetta a vela da aggiungere alla mia collezione. Il figlio della proprietaria, un ragazzo giovane che parla inglese, ci dice di essere stato diverse volte in Italia in quanto lavora nella marina mercantile. E' da lui che veniamo a sapere  che sull'isola c'e' una scuola per capitani di lungo corso, mentre sulla antistante Chios ve ne e' una per macchinisti. I greci sono veramente un popolo di marinai! Ceniamo da "Glavros", una taverna all'estremita' del paese, con i tavoli a due passi dal mare e con una vista spettacolare su Chios di cui, con il buio, si vedono distintamente le luci. Saganaki, polipo e alici marinate, fritto misto e un litro di vino bianco, tutto per 43 euro. La frutta, offerta dalla casa, non ce la facciamo a mangiarla tanto siamo sazi. Il locale piano piano si riempie di famiglie greche, oltre che degli equipaggi, greci anche loro, dei mastodonti ormeggiati al pontile dello Yacht Club. Prima di andare a letto, per essere sicuro di non fare strani incubi notturni, bevo una coca cola, sempre un ottimo rimedio per la digestione.

(Giornale di bordo)     

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