CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 6 ottobre 2019

Nargis Koyu - Nisos Thimena


Dopo una notte tranquilla alla fonda, lasciamo la gradevole baia di Nargis Koyu alle 10. Meteo Greece, il sito che sono solito consultare in questa zona e che trovo molto affidabile annuncia venti occidentali in graduale aumento. Buone condizioni per scendere verso sud avendo il vento al traverso. Il programma e' di avvicinarci all'isola greca di Fournoi, a circa 35 miglia di distanza, e li' decidere se fermarci per la notte in una delle numerose baie della sua costa sud occidentale ovvero nell'antistante Thimena dove sulla carta e' segnalato un minuscolo porticciolo. Alziamo le vele e procediamo inizialmente a rilento, intorno ai 3/4 nodi, anche a causa dell'onda residua di ieri che abbiamo contro. Ma nel corso della giornata il vento aumenta di intensita' e Habibti mantiene una velocita' costante di 7 nodi. Con il vento, cresce anche un po' l'onda da ovest, che però non diventa mai fastidiosa. Essendoci un po' di foschia, la montuosa isola di Samos si delinea gradualmente solo dopo qualche ora di navigazione. Avvicinandoci si distinguono sempre meglio i boschi e le ripide vallate. Il suo punto culminante, il monte Kerkis, raggiunge i 1400 metri ed e' un vulcano estinto. Oggi la vetta e' circondata da uno spesso strato di nuvole che infonde al luogo un'alea di mistero. Per un attimo valutiamo la possibilita' di fermerci a Karlovasi, un porto sulla costa settentrionale di Samos che ha un grande bacino interno. Ma poiche' gia' dalla notte il vento dovrebbe girare da nord e rinforzare, temiamo che l'ormeggio alla banchina riservata al transito potrebbe essere disturbato dalle onde che si formano nell'ampio spazio di mare tra quest'ultima e la diga foranea. Escludiamo anche di modificare un po' la rotta e dirigerci verso Ikaria, l'isola montuosa che si estende per obliquo da ovest ad est in mezzo all'Egeo e che deve il suo nome al mitico Icaro che di qui spicco' il suo poco fortunato volo. Ikaria ha anche un'altra curiosa particolarita'. Dai greci viene infatti chiamata "l'isola rossa". Nel periodo del regime dei colonnelli, infatti, vi vennero mandati al confino molti dissidenti appartenenti al partito comunista ed ancora oggi i sindaci dei tre comuni nei quali essa si divide appartengono a quel partito, ormai minoritario nel resto della Grecia. Decidiamo di tralasciare Ikaria in quanto non solo vi sono pochi ridossi, ma quei pochi esistenti spesso risentono del vento catabico che scende dagli alti rilievi e con il vento atteso nelle prossime ore non mi va di andarmi a cercare complicazioni. Finiamo per il mantenere la rotta originaria puntando su Nisos Thimena, in attesa di decidere se dare fondo nella protetta Cliff Bay, a sud dello stretto passaggio che separa quest'isola da Fournoi, ovvero nel piccolo porticciolo segnalato sulla carta nautica, ma di cui il portolano non offre nessuna indicazione. Avvicinandoci, Fournoi si presenta come un'isola per la maggior parte disabitata, aspra, rocciosa e con dei rilievi di una discreta altezza. Una volta ridossati dietro l'antistante Thimena onda e vento diminuiscono. Per una decina di minuti seguiamo con lo sguardo una barca a vela proveniente da Ikaria che oltrepassa lo stretto passaggio tra Fournoi e Thimena scomparendo poco dopo dietro i rilievi. Noi, invece, una volta ammainate le vele, cautamente entriamo nel porticciolo di fronte all'omonimo abitato di Thimena: poche case bianche arroccate sulle pendici della montagna. Il molo dove attracca il traghetto pare fare al caso nostro. Mi ci avvicino con un occhio vigile alla profondita'. Sulla cartografia del plotter il frangiflutti non  e' riportato. Scopriremo infatti che la sua costruzione e' stata fatta recentemente con fondi dell'Unione Europea. Mi avvalgo allora delle informazioni riportate sulla carta Navionics caricata sull'I-Pad. Una cartografia, quest’ultima, che considero sempre con la dovuta cautela, ma che spesso si e' rivelata particolarmente utile. Ormeggio all'inglese con 2,1 metri d'acqua sotto la chiglia. Veramente il minimo per Habibti il cui pescaggio dalla linea di galleggiamento e' di 2 metri. Tuttavia, calcolando che da quest'ultima a dove e' posto lo strumento della profondita' vi saranno circa 50 centimetri, cio' sta a significare che grosso modo dovremmo avere 50 centimetri d'acqua sotto il bulbo. Un pescatore ci aiuta con le cime d'ormeggio e, scesi a terra, ci sediamo nella limitrofa taverna di Dimitris dove ordiniamo due bicchieri di ouzo. E' lo stesso Dimitris, un anziano signore dal sorriso simpatico e con due folti baffi bianchi, a dirci che il traghetto, al cui posto siamo ormeggiati, non arrivera' prima di un'ora e che quello successivo e' previsto per le 8 del mattino seguente. Il che significa che potremo tranquillamente trascorrere li' la notte senza che nessuno ci disturbi. Alle 17, all’orizzonte appare il traghetto proveniente dalla vicina Fournoi. Mi fiondo su Habibti e lascio libero il posto uscendo dal porticciolo proprio mentre questi sta entrando. Le operazione di sbarco ed imbarco durano meno di 5 minuti e quindi, una volta ripartito, posso riprendere il suo posto. Ceniamo da Dimitris, sulla terrazza della sua taverna. Accanto a noi sono seduti alcuni anziani signori e qualche pescatore. L'isola e' scarsamente popolata e sembra scorrervi una vita dai ritmi lenti e cadenzati. Dal nostro tavolo vediamo Habibti ormeggiata un poco piu' in basso, tenuta d'occhio da un paio di gatti sornioni che hanno l'aria incerta se avventurarvisi sopra o meno. Mentre stiamo cenando, dalla scalinata che sale dal porto sbuca un pescatore con in una mano la parte superiore di un'anfora incrostata di conchiglie, che ha sicuramente recuperato nella sua rete. Fara' parte del carico di uno dei 59 relitti ritrovati in quest'area tra il 2017 e il 2018. Si tratta di navi che, secondo gli archeologi, appartengono a diversi periodi storici che vanno dal XIX secolo a.C. al IV secolo d.C.. Il che la dice tutta sulla pericolosita' di queste acque quando si navigava senza le attuali carte e i moderni strumenti di navigazione. Dopo cena facciamo due passi verso la piccola chiesa che sovrasta la baia. Di qui si vede convento posto sulla collina antistante e che si puo' raggiungere con l'unica strada asfaltata dell'isola. Thimena, nella sua semplicità, ci ha veramente affascinato. Tornati in barca, do un’ultima occhiata allo strumento della profondita', che continua a segnare 2,1 metri, e poi ce ne andiamo a letto. Sono le 20,15.

(Giornale di bordo)

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