Nella notte siamo svegliati dai convegni amorosi dei diversi gatti che si aggirano sul piazzale retrostante il molo al quale siamo ormeggiati. Un vero pandemonio. Ci svegliamo presto, in modo da trovarci pronti a lasciare libero il molo per consentire l'attracco del traghetto alle 8. Prima di quell'ora il piazzale si anima dei pochi passeggeri che lo aspettano. I pescatori, dal canto loro, sono gia' in movimento da diverse ore. Alcuni li abbiamo sentiti uscire con le loro barche che era ancora buio, altri sono sulla banchina del frangiflutti indaffarati intorno alle loro reti. Uno di questi, vedendo Habibti ormeggiata al posto del traghetto con la sua bandiera italiana a poppa, chiede scherzosamente a due anziane signore in attesa del ferry se stanno partendo per l'Italia. Almeno e' quello che intuisco dal tono e da alcune parole della loro conversazione, visto che parlano in greco. Il traghetto arriva puntuale. Io lascio il molo cinque minuti prima in modo da non intralciare. Poi, una volta che il ferry e' ripartito e ripreso il mio posto, andiamo a salutare Dimitris. Il vento oggi soffia nuovamente da sud-est e quindi decidiamo di spostarci nella vicina Fournoi, o Furnì, come e' scritto su alcune carte, che dista solo un miglio e mezzo. Il portolano riporta che il fondale del porto e' cattivo tenitore in quanto composto da un sottile strato di fango duro adagiato su roccia. Il porto risulta anche abbastanza aperto ai venti settentrionali. Il che oggi non costituisce un problema, ma lo e' sicuramente in estate quando soffia il Meltemi. Percorriamo il breve tratto di mare a motore, anche per ricaricare le batterie. Giunti in porto vediamo con piacere che sul molo vi e' molto spazio a disposizione e cosi' ormeggiamo all'inglese sul lato settentrionale del pontile, occupato in parte da alcune barche locali. Alcuni di esse le avevamo viste a Thimena e i loro proprietari, riconoscendoci, ci salutano calorosamente e con degli ampi sorrisi. In paese, dove facciamo due passi, si respira una bella atmosfera. In giro c'e' ancora qualche turista. Parlando con un abitante del luogo, scopriamo che molte case sull'isola sono di proprieta' di italiani che vi vengono in vacanza, ma ci sono anche numerosi inglesi e tedeschi. Nella via principale, delimitata da due lunghe file di alberi e pavimentata in pietra, ci fermiamo al supermercato a fare un po' di spesa. Poi entriamo nel negozio di Dimos che vende prodotti tipici del luogo. Accanto a questi, ha esposte varie suppellettili tra le quali notiamo alcuni galli in ceramica. Gli chiediamo se siano in vendita. "No, sono solo decorativi", ci risponde. Tuttavia, una volta appreso che mia madre, a cui avremmo voluto regalarne uno, ne fa collezione, inaspettatamente aggiunge: "Non sono in vendita, ma nel vostro caso uno ve lo regalo". Un gesto veramente generoso da parte di una persona che si percepisce avere una personalità molto sensibile. Nel negozio, compriamo un vasetto contenente del finocchio di mare, che avevamo mangiato per la prima volta da Dimitris la sera precedente. Sempre nel negozio di Dimos incontriamo Jens e Maria Paola, marito e moglie, lui tedesco e lei originaria del lago Maggiore. Con le due figliolette vivono a Francoforte e sono venuti a trascorrere una settimana a Fournoi approfittando di un periodo di vacanza scolastica delle figlie. Dopo una sosta dal fornaio e una breve visita alla chiesa del paese, li accompagnamo per un tratto di strada fino a dove il sentiero si affaccia su Ormos Kampi, una delle baie meridionali dell'isola. La passeggiata e' molto panoramica e ci consente di prendere qualche bella fotografia della baia sottostante. Salutati Jens e Maria Paola ritorniamo sui nostri passi. Passando accanto ad una casa dalla quale escono delle note di musica classica, facciamo la conoscenza di una signora italiana che ne sta curando il giardino. Ci dice che dopo essere venuta per anni in vacanza a Fournoi, con il marito hanno deciso di comprarvi casa. Ci congratuliamo per la bella vista che si gode da questo posto e per il gusto con il quale ha arricchito il giardino di piante e fiori tra cui alcune coloratissime bouganville. Comincia a cadere qualche goccia di pioggia e pertanto ridiscendiamo velocemente in paese dove ci sediamo in un bar sul porto. Telefono al cantiere di Bodrum dove lasceremo Habibti per l'inverno per confermare la data del nostro arrivo a fine mese. Il pomeriggio scorre tranquillamente e verso sera arrivano in porto altre due barche a vela. La prima e' un Oceanis 43 che ormeggia di poppa ad un piccolo molo in cemento poco lontano. L'equipaggio da l'impressione di conoscere gia' il posto in quanto si avvicina senza indugio alla testa del molo nonostante il fondale non sia dei più profondi. La seconda e' un Hallberg Rassy 342, la sorella piu' piccola di Habibti, e ormeggia all'inglese alle nostre spalle. Sono entrambe francesi. Emanuel, l'armatore dell'Oceanis, ci invita a bordo per un aperitivo. Qui conosciamo Jean-Marc, la moglie Caroline e la figlia Capucine. Sono tutti bretoni. Arrivano da Patmos e stanno portando la barca a Mitilene dove la lasceranno per l'inverno. Beviamo un ouzo, conversiamo un poco e ci ripromettiamo di rivederci per un saluto l'indomani. Nel frattempo, i quattro signori che formano l'equipaggio dell'Hallberg Rassy, bretoni anche loro, lo spostano davanti ad Habibti, lasciando piu' spazio in testa al molo. Nel frattempo il vento da est e' rinforzato e nella notte dovrebbe girare da nord-ovest, il che potrebbe rendere il nostro ormeggio un po' meno comodo. Ceniamo in barca e andiamo subito a letto. Ci addormentiamo al tepore del piumino, mentre fuori soffia il vento già piuttosto freddo della notte.
(Giornale di bordo)
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