CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 15 gennaio 2022

L’isola di May


Sull’isola c’erano tre fari. Il più antico era probabilmente quello che aveva conosciuto Alexander Selkirk, mozzato e lasciato andare in rovina dietro suggerimento di Sir Walter Scott, e soltanto in seguito dotato di una merlatura vittoriana. Il “Low Light” sulla costa orientale era in disuso da molto tempo ed era stato ceduto agli ornitologi: si trattava del faro in cui aveva alloggiato Keith Brockie nell’anno trascorso a disegnare e dipingere e che sarebbe sfociato in “One Man’s Island”. Il faro più grande, che coronava la sommità dell’isola, si trovava a poca distanza dai cottage dei guardiani ed era stato costruito dalla famiglia di Stevenson, come tanti altri lungo le coste scozzesi. Quando sono stato a May ormai era automatizzato, ma il guardiano principale ne conservava una chiave, e perciò abbiamo fatto un giro in quegli ambienti vittoriani stando ben attenti a dove mettevamo i piedi. I camini in marmo erano freddi e polverosi, le assi del pavimento incrinate e ammuffite. Sulle scogliere delle spiagge sud-orientali dell’isola era possibile esplorare i resti di ferro accartocciati di una nave naufragata nel 1937, la danese “Island”, che prima di smarrirsi nella nebbia aveva compiuto quasi trecento traversate fra Danimarca, Islanda e il porto di Leith. A bordo erano in sessantasei e sopravvissero tutti, poiché la nave si arenò ben sopra la battigia. Cinque giorni dopo il naufragio, gli abitanti del neonato osservatorio ornitologico salirono a bordo e presero tutto il cibo, le stoviglie e la biancheria da letto che riuscirono a portare via. Le annotazioni quotidiane sul registro di quell’anno descrivono alquanto vivacemente quegli eventi, scrive Brockie, e nel “Low Light” si utilizzano ancora oggi le stoviglie con lo stemma della Danish Seaways. L’isola ha rivendicato la “Island”; decenni di tempeste ne hanno spinto più su sulla spiaggia le lamiere in ferro accartocciate, un “memento mori” per i marinai e un invito alla prudenza di fronte alla forza del mare.

(Isole: cartografia di un sogno, Gavin Francis)

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