CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 28 aprile 2022

Medivenli Koyu - Seagull Bay


Il cafone russo che ieri ha rotto le scatole a noi e al catamarano che si trova poco lontano scorrazza con il tender nella baia passandoci più volte accanto a tutta velocità. E' proprio vero che la mamma dei cretini è sempre incinta. In mattinata un caicco ormeggia fissando una cima a terra ad un anello posto in alto su una parete di roccia ed invisibile ad un non perfetto conoscitore della zona. Incontriamo le persone che sono a bordo poco dopo sulla spiaggia. Si tratta di una famiglia di Istanbul. Il caicco è di loro proprietà da quasi trent'anni. Ne approfittiamo per chiedere qualche indicazione che potrebbe tornarci utile sulle varie baie della zona. Sulla spiaggia c'è nuovamente parcheggiato il trattore che avevamo visto ieri. Il suo proprietario se ne è andato di prima mattina con il gozzo con cui era arrivato la sera precedente. Alle spalle della spiaggia, oltrepassata una strettoia tra le rocce, c'è una strada che si inerpica sulla boscosa collina retrostante. E' piuttosto mal messa ed è percorribile solo da un buon mezzo fuoristrada. Lasciamo la baia verso le 11,30 dirigendoci verso Fathom Cove, un'altra ampia insenatura poco lontana. Nella sua diramazione meridionale c'è un ansa dove non vediamo nessuno. Sul pendio sovrastante scorgiamo, disegnata con delle pietre di colore bianco, la sagoma di un gabbiano in planata. Comprendiamo allora il motivo per il quale si chiama Seagull Bay. Ci chiediamo il perchè in quest'area prevalgano i nomi d'origine inglese. Diamo fondo in 25 metri d'acqua portando due cime a terra. L'acqua ha un colore cristallino e anche se la profondità è notevole si vede perfettamente il fondale. Scendiamo a terra e facciamo una lunga passeggiata, prima in direzione di un paio di abitazioni con di fronte un pontile in riparazione, poi risalendo la collina restrostante dove, su un pianoro, si trova una casa isolata. Alcune mucche e delle capre pascolano liberamente tutt'intorno. Nel pomeriggio da fondo in mezzo alla baia una barca a vela con due persone a bordo. Li vedo trafficare a lungo nell'inutile tentativo di mettere in moto il fuoribordo del loro tender. Sono Yves, un anziano signore francese, e sua moglie irlandese. Una coppia dall'aria distinta che ha affittato la barca a Gocek e che ci dice di trascorrere la maggior parte dell'anno in Turchia. Hanno una casa nei pressi di Smirne. Yves, che è prossimo all'ottantina, mi mostra il funzionamento di un piccolo drone con il quale scatta qualche foto di Habibti che mi invierà per mail. In serata se ne andranno in quanto devono riconsegnare la barca. Telefoniamo a Farouk che scopriamo essere ormeggiato nella baia dove eravamo ieri sera. Ci diamo appuntamento per il giorno dopo a Yasica Adalari, un piccolo gruppo di isole non lontano da Gocek. Ceniamo in pozzetto al tramonto: salmone affumicato e le acciughe comprate da Panormitis a Tilos. La calma è totale. Si respira un senso di grande equilibrio ed armonia. Questa è la vita a cui sento di appartenere.
 
(Giornale di bordo) 

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