Decidiamo di fermarci un giorno in più a Maratea
facendo una puntata in treno a Sapri. Raggiungiamo la stazione con il solito
autobus. Alla biglietteria è appeso un cartello: "chiuso dalle 12.00 alle
15.30". Mi chiedo che Paese sia il nostro dove chi ha un lavoro non lavora
e chi invece lo sta cercando non riesce a trovarlo. Facciamo i biglietti alla
macchina automatica e dopo un'ora e mezza di attesa prendiamo il treno che in 9
minuti ci porta a Sapri. A parte il lungomare, la cittadina non offre niente di
speciale. In un ristorante con la terrazza sul golfo mangiamo un'impepata di
cozze. Buona, ma salatissima. Nell'attesa che il caldo si affievolisca rileggo
"La spigolatrice di Sapri", la poesia che recitai all'esame di quinta
elementare e che ancora, a tratti, ricordo. Poi la storia di Carlo Pisacane di
cui abbiamo visto il monumento. Fu eretto nel 1933, XI anno dell'era fascista.
Che ironia!! Un personaggio che in una certa fase della sua vita guardava con
simpatia ai modelli di società proposti da Marx e Proudhon glorificato da un
regime che era all'esatto opposto. Così va la storia. Dopo due passi fatti fino
al porto situato fuori dal paese, riprendiamo il treno per Maratea dove Davide
alla guida del suo autobus ci riporta al porto.
(Giornale di bordo)
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