Mentre ci apprestiamo a fare colazione si avvicina
un gommone che ci informa che dobbiamo spostarci immediatamente. Sta arrivando
la nave cisterna che rifornisce l'isola d'acqua e che deve ormeggiare proprio
al molo che abbiamo di fronte. Mentre aliamo l'ancora mi informo
telefonicamente su come individuare il gavitello sul quale ormeggiare. Lo
troviamo facilmente. Verso le 11 raggiungiamo terra a nuoto, questa volta tutti
quanti. Marco, per sicurezza, aggrappato ad un parabordo, io con una sacca
stagna al seguito, Elena trascinando il sacco della spazzatura. Usciamo
dall'acqua tipo Armata Brancaleone sotto gli occhi dei pochi bagnanti.
L'arenile è piuttosto squallido: barche dismesse, bottiglie di plastica
abbandonate e cartacce un po' ovunque. A piedi percorriamo le strette strade
del paese in direzione della chiesa. D'obbligo il passaggio di fronte alla casa
che ospitò, nel 1949, Roberto Rosellini ed Ingrid Bergman durante le riprese
del film "Stromboli". Fu qui che cominciò la loro relazione. Una
storia che contribuì a rendere l'isola famosa e che ancora oggi, insieme alla
presenza del vulcano, costituisce una delle principali attrattive per i
turisti. Dalla piazza di fronte alla chiesa si gode una bella veduta. Qui
scambiamo qualche parola con il conducente di un'ape-taxi al quale chiediamo
qualche notizia sull'isola. La sera precedente un ragazzo del posto ci aveva
detto che una volta terminata l'estate la gente entra in letargo. L'unico
diversivo per i pochi giovani che risiedono permanentemente a Stromboli è
recarsi con il traghetto a Milazzo il sabato sera per andare in discoteca. Vita
dura quella che, al di là della apparenze, ti offre quest'isola, almeno per chi
ci vive tutto l'anno. Dai discorsi e dall'atteggiamento dei suoi abitanti si
percepisce tutto il suo isolamento. Quel l'isolamento che, visto da un'altra
prospettiva, ne determina però anche il suo fascino. Raggiungiamo nuovamente la
barca a nuoto lottando contro una forte corrente che ci mette a dura prova.
Nonostante ciò non desistiamo dall'idea di salire a piedi in cima al vulcano in
serata. E così che alle 17.30, dopo aver pagato 28 euro a persona, ci troviamo
intruppati in una delle diverse comitive dirette sulla vetta. In testa al
gruppo una guida.... friulana! Ben lontani i tempi nei quali sul vulcano ci si
poteva salire liberamente. Così avevo fatto nell'estate dell'84. Quella volta,
in cima, eravamo al massimo una decina di persone. Noi addirittura ci dormimmo,
godendoci lo spettacolo dell'eruzione fino a tarda notte. Oggi invece in alcuni
giorni ci salgono fino a 500 persone. In cima ci si può restare al massimo una
trentina di minuti per poi ridiscendere, incolonnati, lungo un sentiero avvolti
da un polverone infernale. L'unica cosa bella rimasta è lo spettacolo davvero
impressionante dell'attività del vulcano. In definitiva, tra salita e discesa
impieghiamo circa 5 ore tanto che rientriamo in barca, impolverati come
minatori, alle 23.30.
(Giornale di bordo)
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