CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 26 marzo 2019

Mirina (Limnos) - Canakkale



La sveglia suona alle 1.45. Oggi vorremmo raggiungere Canakkale nello Stretto dei Dardanelli, porto d'ingresso in Turchia. Le miglia da percorrere sono 75. Nel calcolare l'orario di arrivo occorre anche tenere presente che la Turchia e' un'ora avanti rispetto alla Grecia e che nell'ultimo tratto avremo la corrente contraria. E' importante raggiungere Canakkale in giornata in quanto già dal tardo pomeriggio il tempo andrà gradualmente peggiorando. Una bassa pressione con venti forti da nord-est che dovrebbero durare per alcuni giorni è in arrivo dalla Russia. Alle 2.15 siamo pronti a salpare. C'è la luna piena e la visibilità è ottima. La temperatura è accettabile e l'umidità è molto bassa. Nonostante l'ora notturna il teak della coperta è completamente asciutto. Noi siamo comunque ben imbacuccati, con tanto di calzamaglia e maglietta di lana sulla pelle. Il pattugliatore della Marina greca che si era ormeggiato sul pontile della vecchia diga foranea se ne è già andato e dietro al muro, al suo posto, scorgo l'albero di una barca a vela che ieri sera non c'era. Puntiamo verso nord e superiamo capo Mourtzeflos, segnalato da un faro. Seguiamo la costa settentrionale dell'isola lasciando l'isolotto di Sidahiritis sulla dritta. La temperatura si è un poco abbassata e scendiamo sottocoperta dove il riscaldamento è acceso. Ogni 5 minuti mi affaccio per controllare radar e AIS. A parte un peschereccio tutto illuminato che procede in senso contrario al nostro un paio di miglia più a nord, non c'e' anima viva. Dico a Tania di andare a riposare e che appena farà chiaro la sveglierò per darmi il cambio. Sulla sinistra si vede la sagoma dell'isola di Samotracia e un poco più avanti le luci di Gokceada, un'isola turca dove si trovano diverse installazioni militari. L'alba è spettacolare. Scatto qualche fotografia. Alle 7 siamo al traverso di Ak. Plaka, il capo nord orientale di Limnos. Tania mi da il cambio ed io mi stendo sul divano in quadrato. Dormo per un paio d'ore. Quando mi sveglio il vento è girato quel tanto da permetterci di aprire le vele. Ci sono 18 nodi e progrediamo ad una velocità di 6. Puntiamo sull'ingresso dello Stretto dei Dardanelli. Cambio la bandiera di cortesia issando quella turca e sotto ad essa la bandiera gialla che indica che dobbiamo espletare le pratiche di ingresso nel paese. Mentre sto facendo questa operazione, sulla nostra dritta, a meno di un miglio, appare la torretta di un sottomarino. Sta navigando verso la costa greca, ma abbiamo l'impressione che sia turco. Un impressione corretta in quanto lo rivedremo qualche ora più tardi mentre entra nello Stretto dei Dardanelli. Proseguiamo a vela per tutto il pomeriggio. Man mano che ci avviciniamo allo Stretto seguo sul cartografico gli AIS delle numerose navi in avvicinamento da sud e di quelle che lo stanno percorrendo nei due sensi. Il portolano suggerisce di risalirlo lungo il suo lato meridionale, dove la corrente è minore. Il che per noi significa attraversare la corsia dove transitano le navi. Una manovra da affrontare con grande attenzione, calcolando per bene rotta,  tempi e corrente.  Una volta lasciato sulla nostra sinistra l'obelisco che ricorda i caduti inglesi nella campagna di Gallipoli, oltre alle vele che lascio aperte accendo il motore. Già da alcune miglia infatti si sono cominciati a sentire gli effetti della corrente in uscita e la barca ha perso un po' di velocità. Mentre mi appresto ad attraversare lo Stretto sfruttando vele e motore vedo dirigersi verso di noi un veloce motoscafo. E' la polizia turca che ci chiede quale sia la nostra destinazione. Rispondo che siamo diretti a Canakkale. A questo punto ci dicono in modo molto educato di proseguire lungo il lato sul quale ci troviamo restando all'esterno della corsia riservata alle navi. Da un lato meglio così, in quanto ciò mi evita di attraversare lo stretto nel suo punto più ampio zigozagando tra il traffico mercantile, dall'altro ci costringerà a risalire sul lato in cui la corrente è più forte. Al traverso del monumento che ricorda i caduti turchi nella campagna di Gallipoli, una costruzione in granito di forma geometrica alta un centinaio di metri, procediamo con il motore a 1800 giri a 2.8 nodi di velocità. Il che significa che abbiamo una corrente contraria intorno ai 3 nodi e mezzo. La costa in questo tratto è boscosa e priva di costruzioni. Un poco più avanti veniamo affiancati da un'altra motovedetta. Salutiamo con la mano e loro ci rispondono con un colpo di sirena. Vediamo sfilare accanto a noi, nei due sensi di marcia, cargo e petroliere enormi, alcune lunghe più di trecento metri. Mentre ci stiamo avvicinando a Canakkale vediamo risalire alle nostre spalle un catamarano. Di fronte alla cittadina, dove l'ampiezza dello Stretto è minore, attraverso. La corrente sposta la prua di almeno 30 gradi rispetto alla rotta che avevo impostato. Faccio l'opportuna correzione in modo da passare con largo anticipo davanti ad un'enorme petroliera che sta risalendo. Alle 17.50 locali entriamo nel Marina di Canakkale. Ormeggiamo accanto a "Lilia", un Bavaria 39 con bandiera russa. L'equipaggio è formato da cinque uomini, alcuni dei quali mi sembrano degli ex militari. Anche loro hanno ancora esposta la lettera "Q", il che significa che devono essere arrivati poco prima di noi. Il catamarano che ci seguiva ha invece fatto perdere le sue tracce. L'addetto del Marina ci suggerisce di non uscire dal porto prima di avere espletato le pratiche di ingresso. Il che non è un problema. Dopo la sveglia antelucana e la navigazione odierna andiamo volentieri a letto presto. Domani occorrerà anche espletare le pratiche per il transit log. So che alcuni velisti che ci hanno preceduto le hanno fatte da soli, mentre altri si sono fatti assistere da un agente, con risparmio di tempo e seccature. Noi optiamo per la seconda soluzione e attraverso il Marina prendiamo un appuntamento con l'agenzia per domani mattina.

(Giornale di bordo)

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