CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 1 aprile 2019

Canakkale - Mavi Koy Marina (Avsa Adasi)



La sveglia è alle 6. Facciamo colazione con calma e alle 7.15 lasciamo il Marina. I russi accanto a noi dormono ancora. Usciti dal porto apriamo le vele. Ci sono 22 nodi ma procediamo anche con il motore acceso. La corrente deve essere intorno ai 3 nodi in quanto a 1500 giri e con le vele aperte la nostra velocità è di 4.5 nodi. Come sempre l'aria è fresca, ma fortunatamente continua ad esserci il sole. Risaliamo sul lato destro dello Stretto e, dopo aver superato un paio di fari, alle 11.40 siamo al traverso di Gallipoli. Qui c'è un via vai continuo di traghetti che la collegano a Cardak. Ci teniamo alla larga da una zona di bassi fondali dove stanno lavorando alcune gru posizionate su altrettante piattaforme. Poi, dopo un'ultima meda che lasciamo a dritta di fronte a capo Lapseki, facciamo rotta su Avsa Adasi, un'isoletta poco a sud della più grande Marmara Adasi. Il vento è calato e il mare si calma. Chiuso il genoa e ammainata la randa procediamo con il solo motore. Avvistiamo anche alcuni delfini. Purtroppo in mare ci sono anche moltissime meduse e di tanto in tanto delle macchie di sporcizia. Sulla costa meridionale, poco prima di Kemer, si vedono un paio di complessi industriali. Fortunatamente in questa parte del Mar di Marmara non dobbiamo preoccuparci del traffico delle grandi navi, in quanto la maggior parte di queste naviga nella corsia ad esse riservata che dall'uscita dello Stretto dei Dardanelli porta direttamente al Bosforo. A vederla sulla carta nautica sembra proprio un'autostrada. Nelle nostre vicinanze c'e' un solo grande porto commerciale, Karabiga, ma il numero delle navi che vi si dirigono è limitato. Alle 15.45, mentre stiamo navigando tranquillamente sento d'improvviso il motore cambiare rumore e l'elica arrestarsi. D'istinto metto immediatamente in folle. Dopo un attimo, appena la barca perde l'abbrivio, provo a mettere nuovamente la marcia in avanti al minimo. Stesso rumore. Provo con la retromarcia. Uguale. Abbiamo sicuramente preso qualcosa nell'elica. Mi guardo intorno. Per il momento siamo sufficientemente distanti dalla costa, anche se il vento, per quanto leggero, ci porta in quella direzione. Potremmo proseguire a vela cercando una baia dove poter poi con calma risolvere il problema. Ma dovremmo cominciare a fare bordi sfruttando il poco vento che c'è e non riusciremmo comunque ad arrivare in qualche posto sicuro prima del buio. Dare fondo in un luogo sconosciuto, senza disporre del motore e per di più di notte non mi sembra una buona idea. D'altra parte, poichè in acqua ci devo andare in ogni caso, tanto vale farlo immediatamente e senza perdere troppo tempo. Spengo quindi il motore, tiro fuori la muta (che dovrò prima o poi sostituire con una seria), indosso pinne e maschera e mi immergo. L'adrenalina è in circolo e quindi sia al freddo che alle meduse che ho intorno non ci penso. Aggrovigliato all'elica c'è uno spesso sacco di plastica. Mi faccio passare il coltello da sub, mi immergo un'altro paio di volte e la libero. Risalito in barca, riaccendo il motore, mi accerto che tutto funzioni di nuovo regolarmente e poi mi sciacquo con la doccia esterna con uno spruzzo di acqua bollente. Una volta rivestito riprendiamo la navigazione. Tutto sommato è andata bene. Dopo alcune miglia incrociamo una petroliera diretta a Karabiga e alle 19.30 arriviamo a Mavi Koy Marina, un porto di recente costruzione e non ancora riportato sulla carta nautica che si trova all'estremità settentrionale di Avsa Adasi, proprio di fronte all'isolotto di Eknlik Adasi. Ormeggiamo all'inglese in quasi 3 metri d'acqua al pontile in cemento, accanto allo spazio riservato all'attracco del traghetto. Siamo stanchi e, dopo aver cenato con un piatto di ravioli al pomodoro, ce ne andiamo meritatamente a letto. Altre 60 miglia, seppur con qualche incidente di percorso, le abbiamo fatte.

(Giornale di bordo) 

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