CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 2 agosto 2019

Bozcaada


Avendo deciso di trascorrere un altro giorno a Bozcaada ce la prendiamo con comodo. Il cielo e' sereno e non c'e' vento pertanto si preannuncia una giornata molto calda. Verso le 10 ci avviamo lentamente a ritirare il fuoristrada Suzuki prenotato la sera precedente. Non ha il tettuccio pertanto, penso, il sole "ci cuocera' per bene". Fortunatamente ho portato con me un cappello di cotone a tesa larga. Fatto il pieno di benzina, con Marco alla guida ci dirigiamo verso la punta nord occidentale dell'isola dove si trova il capo di Bati Burnu con il suo omonimo faro. Per raggiungerlo percorriamo l'unica strada che attraversa tutta l'isola. Un tragitto breve, meno di 20 chilometri, lungo una serie di avvallamenti e, in prossimita' del capo, attraverso una foresta di pini marittimi. Alcuni campeggiatori hanno piantato qui le loro tende. Intorno e' tutto un frinire di cicale. Il terreno e' cosparso di aghi di pino e con questo caldo il rischio di incendi mi pare elevatissimo, soprattutto pensando che i campeggiatori dovranno ben utilizzare il fuoco per cucinare. Giunti al termine della strada scopriamo che l'accesso all'area del faro e' impedito da un cancello chiuso. Alle spalle di quest'ultimo vi sono numerose pale eoliche che, per quanto utili, tolgono sicuramente fascino al luogo. Ritornando sui nostri passi imbocchiamo una strada sterrata che sembra condurre ad una spiaggia sul lato nord dell'isola. E' piuttosto dissestata e la percorriamo lentamente fino ad un centinaio di metri dal mare da cui ci separano una serie di dune con una vegetazione composta da rovi pieni di spine. Il che ci fa desistere dall'idea di raggiungere la spiaggia, anche se questa e' particolarmente invitante visto il color turchese dell'acqua. Il colore cosi' cristallino e' dato dai bassi fondali che caratterizzano gran parte della costa settentrionale dell'isola. Per questo motivo, oltre al fatto che essa risulta quasi costantemente sottovento, non e' considerata un buon ancoraggio. La strada, dopo una svolta, scorre parallela ad una lunghissima distesa di vigneti. Bozcaada e' infatti rinomata per la sua produzione di vino, in particolare il cabernet, anche se non mancano dei bianchi e dei rose' di tutto rispetto. Nonostante le viti vengano qui coltivate da sempre e' stato soltanto tra gli anni '60 e '70 che questa tradizione e' diventata piu' importante, tanto che oggi sull'isola si possono contare tredici produttori. Quella della viticoltura e' un'arte che qui viene insegnata fin da piccoli. La regola che vige e' quella di prendersi cura delle viti nel corso dell'intero anno: da quando i ceppi germogliano in primavera ricoprendosi di fiori, al periodo in cui gli acini maturano sotto il caldo sole estivo, fino a quello della vendemmia autunnale dalla quale si ottiene un vino corposo dal gusto rotondo ed estremamente piacevole da bere. Tra le distese di vigneti intravediamo anche una pista d'atterraggio su erba, probabilmente privata. La strada sterrata ci riporta nuovamente nei pressi del distributore dove avevamo fatto benzina e nei cui pressi, ad un bivio, seguiamo le indicazioni per Ayazma e Habbele, due localita' sulla costa meridionale dell'isola nelle quali ci erano state segnalate due belle spiagge. La prima e' meta anche di diversi autobus e navette carichi di turisti ed e' affollatissima. Anche nella seconda ci sono alcuni stabilimenti balneari piuttosto gremiti Tuttavia in un angolo remoto e piu' difficilmente accessibile notiamo un tratto totalmente deserto. Parcheggiamo il Suzuki su una piazzola e scendendo a piedi lungo un sentiero tra la bassa vegetazione raggiungiamo la spiaggia. Fare un bagno nell'acqua limpida e fresca e' una goduria. Il fondale degrada lentamente tanto che ad un centinaio di metri dalla riva ancora si tocca. Nella rada prospiciente vi e' un'unica barca vela alla fonda. Restiamo li' fino all'ora di pranzo, poi con Marco risaliamo a recuperare l'auto, mentre Tania ed Elena camminando sulla battigia raggiungono piu' comodamente il parcheggio dello stabilimento balneare dove le recuperiamo. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante con un'ampia terrazza panoramica nei pressi di "Ayazma Beach". Una copertura di paglia intrecciata ci protegge dal sole e fortunatamente circola anche un poco d'aria. La giornata infatti e' caldissima. Non vogliamo appesantirci e ci limitiamo ad ordinare alcuni mezze' davvero gustosi accompagnati da una birra fresca. Conosciamo anche due simpatici ragazzi turchi di cui uno parla un ottimo inglese. E' un geologo, proprio come Marco, ed e' originario di Smirne. Saputo che siamo in barca, ci suggerisce di fermarci a Foca, una localita' che si affaccia sulla parte piu' settentrionale del golfo di Izmir Korfezi. Li incontreremo nuovamente, per puro caso, l'indomani in quel di Assos. Dopo pranzo percorriamo la bellissima strada panoramica che si snoda lungo la costa meridionale: un susseguirsi di curve e di saliscendi tra piccole baie deserte e scogliere a picco sul mare. Raggiunto il paese decidiamo di riconsegnare l'auto, anche se avremmo potuto tenerla fino a sera. Il caldo e' davvero insopportabile e preferiamo ritornare in barca a riposare. Nel tardo pomeriggio, dopo una indispensabile pennichella, mentre siamo seduti in pozzetto la moglie del "Generale" ci offre una piccola calamita raffigurante un elmo troiano che, ci dice, aver fatto lei. Per ricambiare regalo al figlio uno stemmino della Marina Militare, uno dei "gadgets" che tengo in barca proprio per queste occasioni. Verso sera andiamo a cena da "Asma 6", un ristorante sul vecchio porto che ci era stato consigliato ieri dalla proprietaria del negozio di oggettistica. Ci sediamo ad un tavolo a due passi dal mare. La cucina e' ottima e il pesce freschissimo. Ci complimentiamo con la proprietaria. Nella conversazione che segue ci dice di essere originaria dell'isola dove la sua famiglia da generazioni possiede dei vigneti. Tuttavia, in gioventu' ha vissuto e studiato ad Istanbul tornando a Bozcaada soltanto per le vacanze estive,  ed e' stato durante una di queste vacanze che si e' fidanzata con l'attuale marito, compagno di infanzia e anch'egli appartenente ad una delle famiglie di viticoltori sull'isola. Dopo essersi sposati hanno deciso alcuni anni fa di aprire il ristorante che, ci spiega, lavora stagionalmente da maggio ad ottobre. Ci salutiamo promettendole che avremmo lasciato un giudizio positivo del ristorante su Trip Advisor, come ci aveva chiesto. Con il buio l'aria si e' rinfresca.  Facciamo una passeggiata in paese fermandoci in un bar-pasticceria gestito da una famiglia di esuli iracheni. Prendiamo un gelato che ci viene decantato come "il migliore di Bozcaada". Si rivelera' invece "il piu' cattivo che io abbia mai mangiato in vita mia!". Dopo averlo gettato, recidivo, ne prendo un altro in un'altra gelateria artigianale. Un'altra schifezza immangiabile. Mi salva un Magnum trovato in un bar del porto lungo strada che ci riporta in barca.

(Giornale di bordo)

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