CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 17 aprile 2021

Sazan Koyu

 
Il cielo stamattina è nuvoloso. Dalla foresta alle nostre spalle proviene un forte ronzio di api. Facciamo colazione con calma e guardiamo le previsioni che confermano, anche per oggi, vento moderato da est-sud-est. Il nostro ridosso si conferma perfetto. Con il tender scendiamo a terra. Vogliamo raggiungere a piedi l'abitato di Sogut, che si trova a circa cinque chilometri di distanza, percorrendo la strada sterrata che si intravede sulle pendici delle colline retrostanti e che attraversa a mezzacosta la foresta. Una buona occasione anche per sbarazzarci dei sacchi dell'immondizia che si sono accumulati negli ultimi giorni. Dalla spiaggia un ripido sentiero conduce alla strada. Qui ci imbattiamo nell'ennesima tartaruga che battezziamo Carolina. Purtroppo, come in alcuni dei posti precedenti in cui ci siamo fermati c'è molta plastica e cartaccia in giro. Poste ai bordi della strada ci sono numerose arnie per le api da cui proviene il forte ronzio che sentivamo dalla barca. Quando vi passiamo accanto cerchiamo di farlo velocemente, ma l'odore che probabilmente emanano i sacchetti con la spazzatura le attirano. Io riesco a passare indenne, invece Tania, che porta una maglietta senza maniche, viene punta su una spalla. Come Murphy insegna, è l'unico giorno che non abbiamo con noi il Fucicort, rimedio infallibile per ogni genere di puntura di insetti. Vorrà dire che se mai a Sogut vi fosse una farmacia cercheremo di comprarne un tubetto. La strada si snoda nella foresta con una serie di curve e di saliscendi. Dopo un paio di chilometri incrociamo due famiglie con i ragazzi. Lungo il tragitto cerco di individuare dalla strada la piccola baia che si trova nei pressi di Andali Burun, il capo non lontano da Sogut. La si intravede appena tra gli alberi. Il portolano riporta che il suo accesso è bloccato da una rete che scopriamo però essere stata rimossa quando sono state tolte le vasche degli allevamenti ittici che in passato occupavano la baia. Dopo un lungo tratto in discesa avvistiamo le case di Sogut e le numerose barche ormeggiate ai diversi pontili che si trovano nella baia antistante il paese. Ci dirigiamo verso quello denominato "Karacasogut Marina" per prenotare un posto per i prossimi giorni. Nel piccolo ufficio non c'è nessuno, ma riusciamo a recuperare il numero di telefono di Abdullah, l'ormeggiatore. Lo chiamiamo e restiamo intesi che lo informeremo prima del nostro arrivo, probabilmente lunedì. Poiché Marmaris dista di qui soltanto una trentina di chilometri nei prossimi giorni vorrei farvi un salto con l'autobus per sostituire la bombola del camping gas di riserva che è vuota. Abbiamo infatti deciso che durante questo mese resteremo nel golfo di Gokova. I posti da visitare sono ancora moltissimi. Inoltre, per mare c'è pochissima gente e pertanto le condizioni sono davvero ideali. Di lunghe tratte per mare negli ultimi anni ne abbiamo fatte tante e poichè è probabile che nei prossimi anni rimarremo in questa parte di Mediterraneo, tanto vale approfondirne per bene la conoscenza.  Purtroppo il supermercato che si affaccia sul piazzale dirimpetto ai pontili è chiuso. I proprietari, che vediamo sul retro dell'edeficio, stanno facendo l'inventario. Gli  chiediamo se nelle vicinanze vi sia una farmacia per comprare del Fucicort, ma ci rispondono che quella più vicina si trova ad una quindicina di chilometri di distanza. In negozio hanno una crema antibiotica per la puntura degli insetti che compriamo. Meglio di niente. Il paese è davvero piccolo. La maggior parte delle abitazioni sono seconde case, al momento quasi tutte disabitate. In un bar con dei tavolini sotto un pergolato compriamo del pane. Poi, poiché potremo visitare la restante parte del villaggio durante il nostro prossimo soggiorno, decidiamo di ritornare in barca. Dopo un paio di chilometri veniamo superati da un piccolo autocarro con tre persone a bordo che imbocca la ripida stradina che conduce alla baia dove in passato si trovavano gli allevamenti ittici. Una decina di minuti più tardi lo vediamo riapparire alle nostre spalle, si ferma e il conducente ci fa segno di salire sul cassone. Un passaggio veramente ben accetto in quanto Tania è ben felice di non dover passare nuovamente a piedi accanto alle arnie delle api. Il cammioncino si ferma all'altezza del sentiero che conduce alla baia in cui si trova Habibti. Sciendiamo tutti e facciamo le presentazioni. Gokham e Gokcem sono marito e moglie originari di Smirne. Da poco hanno comprato una piccola fattoria nelle vicinanze, mentre Ramadam, che ha viaggiato con noi sul cassone, si occupa del terreno della fattoria. Scendiamo tutti insieme fino alla spiaggia e visto che è ora di pranzo li invitiamo a mangiare qualcosa su Habibti. Gokham e Gokcem accettano volentieri mentre Ramadam, che parla solo turco, ci fa capire che preferisce aspettare in macchina. A bordo facciamo uno spuntino con formaggi, olive, pomodorini e una bottiglia di vino rosso. Solo allora Tania ci dice che nel momento in cui siamo sbucati sulla spiaggia aveva notato al limitare del bosco uno strano tipo con giacca mimetica, pantaloncini corti ed un enorme zaino sulle spalle che appena ci ha visti si è infilato immediatamente nella vegetazione nascondendosi. Nessuno di noi lo aveva notato e passiamo oltre. Nel frattempo, sulla spiaggia arriva per lo stesso sentiero un ragazzo che si mette a pescare e che invece ci saluta da lontano. La conversazione prosegue piacevolmente e una volta terminato lo spuntino riporto i nostri ospiti a terra. Nel salutarci ci invitano a cena a casa loro domani sera. Trascorriamo la restante parte del pomeriggio in pozzetto ricevendo anche l'inaspettata visita di una pilotina della "Denisi Police" che ci osserva da lontano e che, prima di andarsene, risponde ad un nostro saluto con un breve colpo di sirena. Verso sera comincia a piovere e scendiamo sottocoperta. Mentre siamo seduti in quadrato a leggere Tania mi dice di aver sentito uno strano rumore, come se qualcuno stesse rompendo dei rami secchi nel bosco. Incuriosita si affaccia dal tambuccio e vede lo stesso strano personaggio del pomeriggio che appena si accorge che Tania lo sta osservando si nasconde nuovamente. Di trascorre la notte in questo luogo isolato, con la barca con due cime legate a terra e con questo strano tipo nei paraggi non mi piace e quindi, prima che scenda il buio, preferisco vederci chiaro. Scendo a terra, mi avvicino allo stagno dove Tania ha visto il tipo nascondersi e lancio per un paio di volte un saluto ad alta voce. Nessuna risposta. A questo punto, poichè il mondo è pieno di gente imprevedibile, decido di togliere le due cime a terra e di spostare la barca lontano dalla spiaggia, dove qualsiasi potenziale malintenzionato ben difficilmente potrebbe raggiungerla, tanto più di notte e a nuoto. Nel frattempo è sceso il buio, continua a piovvigginare e si è alzato anche il vento che però dopo un poco si calma. Dopo questo piccolo fuori programma Tania si tranquillizza e ce ne stiamo ancora un po' in quadrato a chiacchierare e fare qualche telefonata agli amici.  Prima di spegnere la luce mi chiedo che cosa starà facendo lo strano tipo. Probabilmente sarà accucciato da qualche parte nelle foresta cercando di ripararsi dalla pioggia che continua a cadere.
 
(Giornale di bordo)   

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