CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 12 settembre 2021

Bozburun - Bozuk Koyu

 
Per ricambiare il pensiero gentile avuto ieri sera dal nostro vicino di barca, prima di salpare gli regalo l'ultima delle "pin" che abbiamo a bordo raffigurante la bandiera della Marina Militare italiana. Poichè egli non parla inglese mi è difficile spiegargli che lo stemma posto al centro della bandiera è quello delle quattro repubbliche marinare, ma cerco di suggerirgli di fare una ricerca su internet in modo da poterne leggere in turco la storia ed il significato. Mi fa un cenno affermativo con il capo, ma non sono del tutto certo che abbia veramente capito cosa volevo dirgli. Salpiamo nella prima mattinata e una volta fuori dal porto apriamo randa e genoa. Con il pensiero mandiamo un saluto al nostro amico Umit la cui barca vediamo alla fonda nella limitrofa baia di Bulgaz Koyu. Ci scriverà più tardi un messaggio che anche lui ci ha visto partire e ci ha salutato da lontano. Risaliamo bordeggiando con un vento fresco di bolina il golfo di Yesilova. Tra tutte le barche che ci sono in mare siamo solo in tre ad andare a vela. Mi viene allora spontanea la solita domanda: "Ma perchè comprare o affittare una barca a vela se alla fine si usa quasi sempre il motore?". Superato Kizil Burun il vento diminuisce ed apriamo il code 0. Anche quest'anno dovremo accontentarci di guardare l'isola greca di Symi da lontano. E' vero che ora il confine marittimo è stato riaperto, ma con tutte le pratiche che occorrerebbe fare per uscire dalla Turchia, entrare in Grecia e poi viceversa preferiamo desistere. Il prossimo anno ci organizzeremo diversamente fin dall'inizio stagione sperando di poter di nuovo navigare agevolmente tra i due paesi. Nelle vicinanze di capo Karaburun il vento fa sempre giri strani e dobbiamo chiudere il code 0. Appena superato il capo e il vento riprende più regolare apriamo il genoa e con due bordi di bolina entriamo nella baia di Bozuk Koyu. Anche qui ci eravamo fermati una quindicina di anni fa con Nausicaa. Ma a quel tempo l'avevamo trovata deserta, mentre oggi vi sono numerose barche, alcune alla fonda altre ormeggiate ai pontili dei tre ristoranti che vi sono al suo interno. Diamo fondo davanti a "Sailor House", quello di Mustapha, che lo scorso anno ci aveva dato un passaggio mentre facevamo autostop rientrando a piedi a Serce. Destino vuole che proprio Mustapha ci passi accanto su un battellino mentre stiamo completando la manovra. Lo salutiamo e ci riconosce. Ci propone di ormmeggiare al pontile del suo ristorante, ma preferiamo chiedergli se in serata può mandare qualcuno a prenderci in modo da cenare da lui. Tra le numerose imbarcazioni che ci sono nella baia spicca per bruttezza un enorme yacht a motore. Un vero pugno in un occhio in questo contesto. Trascorriamo il resto del pomeriggio in barca e verso le 19  ci viene a prendere Mustapha con un gommone. Il suo ristorante è semplice ma accogliente. Alcuni tavoli sono posti sulla spiaggia di sassi antistante al locale, altri sotto una veranda. Alle pareti sono state appese le bandiere di vari paesi e alcune magliette di squadre di calcio, probabile regalo di alcuni avventori. Nell'insieme danno al locale un'aria decisamente "kitsch". Ordiniamo polipo in salsa d'aglio e peperoncino, calamari, patatine fritte e, poichè al momento di sederci a tavola abbiamo spesso gli occhi più grandi della bocca, anche due porzioni di petto di pollo alla griglia. Queste ultime, di dimensioni enormi le porteremo via come "doggy-bag" asicurandoci così il pranzo per l'indomani. Sarà stata la mezza bottiglia di raki, unita alla stanchezza per la intensa giornata, ma per percorrere al buio lo stretto e un po' traballante pontile fino al gommone che ci riporterà su Habibti, abbiamo dovuto entrambi fare ricorso ad una certa concentrazione per non rischiare di finire in acqua. Tanto che, appena saliti a bordo ci fiondiamo subito a letto dove crolliamo in un sonno profondo.
 
(Giornale di bordo)

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