CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 16 settembre 2022

Khalki - Nisos Alimia


Ci svegliamo presto. La notte è trascorsa tranquilla. La risacca, che qui ci hanno detto esserci spesso, non ci ha infastidito. In paese le varie attività iniziano di buon'ora e così verso le 8 scendiamo a terra per fare cambusa. Comprata un po' di frutta e di verdura, ci sediamo ad uno dei bar sul lungomare. Ordiniamo due spremute d'arancia ad un inserviente che non brilla certo per la sua simpatia. Il charter di tedeschi accanto a noi parte verso le 9. Dopo una decina di minuti salpiamo anche noi. La meta odierna è la vicina isola di Nisos Alimia, che dista circa 5 miglia. Qui diamo fondo nella baia di Ay Yorgos, che prende il nome dal santo a cui è dedicata la piccola chiesa bianca che si trova nelle vicinanze. Alle spalle della baia c'è anche un un monastero ortodosso. Appartengono senz'altro ai monaci le capre che stanno brucando la rada vegetazione che si trova ai bordi della spiaggia. Inoltre, ben visibili sul crinale della montagna retrostante vi sono i resti dell'imponente fortezza costruita dai Cavalieri di Rodi alla fine del 1400. Scendiamo a terra e raggiungiamo a piedi la chiesetta. Poco lontano da quest'ultima, seduto ad un tavolino posto all'ombra di alcuni alberi incontriamo l'equipaggio di una delle barche trovate nella baia al nostro arrivo: sono tre francesi che ci chiedono alcune informazioni su ciò che resta di alcuni baraccamenti sulle cui mura ci intravedono delle scritte in italiano. In effetti, Alimia, come le altre isole del Dodecanneso, divenne un possedimento italiano nel 1912 dopo la guerra italo-turca. In considerazione della sua particolare conformazione e della profondità dei fondali gli italiani vi stabilirono una base che ospitava dei sommergibili. I baraccamenti, per i militari della Regia Marina, risalgono a quel periodo. Nel 1948 l'isola divenne greca, ma cominciò gradualmente a spopolarsi fino a diventare completamente disabitata verso la fine degli anni '70. Ancora oggi, tranne i pochi monaci del monastero, non ci vive nessuno. Ritornati in barca ci spostiamo in una baia limitrofa e seguendo il suggerimento dell'amico Riccardo leghiamo la nostra cima d'ormeggio ad un'enorme e pesante gomena segnalata da un gavitello. Un volta sceso in acqua per verificare la solidità dell'ancoraggio ho una sorpresa davvero straordinaria. La gomena, infatti, è fissata saldamente al relitto di un piccolo sottomarino che giace ad una quindicina di metri di profondità proprio sotto di noi. Si tratta sicuramente di uno di quelli che erano stati affondati da un commando di sabotatori britannici durante il secondo conflitto mondiale. Avevamo letto questa storia sul web, ma mai avremmo pensato di imbatterci casualmente in uno di questi relitti. Verso la fine della mattinata danno fondo poco lontano da noi sia la barca dei francesi conosciuti a terra poco prima che quella con la bandiera svizzera che era ormeggiata accanto a noi a Khalki. Entrambe se ne andranno nel pomeriggio e per alcune ore restiamo completamente soli, padroni assoluti di questo luogo davvero magico. Solo al tramonto entra nella baia un peschereccio che vedo dirigersi verso il nostro gavitello. Convinto che sia di sua proprietà mi appresto a lasciargli il posto, ma prima che ciò avvenga uno dei pescatori mi fa capire a gesti che il peschereccio intende accostarsi a noi. Ed è così che conosciamo Kiriakos, il comandante, un signore greco sulla settantina e Mohammad, l'altro membro dell'equipaggio, un siriano emigrato in Grecia anni fa a causa della guerra in corso nel suo paese. La modalità con cui conversiamo tra noi è molto particolare in quanto Kiriakos parla solo greco, mentre Mohammad conosce il greco ma non l'inglese. Pertanto il dialogo avviene in questo modo: io comunico con Tania in italiano, lei traduce a Mohammad in arabo e quest'ultimo riferisce a Kiriakos in greco e viceversa. Un sistema un po' complesso ma efficace. Veniamo così a sapere che entrambi vivono a Rodi, che è da una settimana che sono per mare, ma che purtroppo la pesca non sta dando buoni frutti. Nonostante ciò, per ricambiare la bottiglia di vino e i biscotti che gli avevamo offerto riceviamo in regalo un sacchetto contenente un branzino, due scorfani e altri pesci a noi sconosciuti con i quali Mohammed ci suggerisce di preparare una zuppa di cui ci da la ricetta. Trascorriamo conversando tutta la serata attingendo molte notizie relative a questa zona. Veniamo anche a sapere che il gavitello a cui siamo entrambi ormeggiati è stato messo da un'agenzia di Rodi le cui barche portano qui i turisti per vedere il sottostante sottomarino. Alle 21 ci diamo la buona notte. Domattina Kiriakos e Mohammed intendono partire prima dell'alba.

(Giornale di bordo)

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